Ambasciatore cinese: i taiwanesi indipendentisti saranno puniti

Di Victoria Kelly-Clark

L’ambasciatore cinese in Australia ha spiegato che i taiwanesi che cercano l’indipendenza saranno puniti se la Cina prenderà il controllo dell’area.

L’ambasciatore Xiao Qian ha affermato che i secessionisti che sosterranno l’indipendenza di Taiwan verrebbero puniti dal regime cinese se il Paese sarà «riunificato» con la terraferma: «Saranno puniti secondo la legge. Sono coinvolti nella divisione di Taiwan dalla Cina. Quindi non è una questione di educazione o rieducazione. Saranno puniti a norma di legge».

I commenti seguono le osservazioni fatte durante un discorso all’Australian National Press Club il 10 agosto, quando i giornalisti australiani hanno fatto pressioni sul rappresentante del Partito Comunista Cinese (Pcc) in merito alle attuali tensioni nello Stretto di Taiwan.

L’ambasciatore del Pcc aveva risposto che se un’invasione avesse avuto successo, i cittadini di Taiwan sarebbero stati sottoposti a «rieducazione».

Secondo le parole dell’ambasciatore, Taiwan è stata governata da «un regime regionale per molti decenni» e «la loro prospettiva» sulla Cina continentale potrebbe avere risvolti diversi, rendendo necessario «un processo affinché il popolo di Taiwan abbia una corretta comprensione della Cina».

I commenti dell’ambasciatore rispecchiano quelli fatti il ​​7 agosto dall’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, che ha riferito al media francese Lci, che se Pechino dovesse conquistare Taiwan, i suoi 23 milioni di residenti sarebbero stati rieducati, facendo eco alla situazione affrontata dagli uiguri nello Xinjiang.

«Rieducazione»: attualmente utilizzata dal Pcc per mantenere il potere politico

L’uso del termine rieducazione ha suscitato preoccupazioni in tutto il mondo. I rapporti delle Nazioni Unite hanno rivelato che l’entità e la brutalità delle incarcerazioni nei campi di rieducazione obbligatoria o «centri di educazione professionale», fa sì che siano probabilmente considerabili come un crimine contro umanità. «La portata della detenzione arbitraria e discriminatoria verso membri uiguri e di altri gruppi prevalentemente musulmani […] può costituire crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità».

Il rapporto ha basato i suoi risultati su analisi statistiche, immagini satellitari, documenti del Pcc e 40 interviste con uiguri e altri individui colpiti.

I campi di rieducazione sono stati utilizzati dal regime comunista come mezzo di repressione di quei gruppi che considera una minaccia. Nel corso della storia del regime comunista, coloro che sono stati presi di mira per la rieducazione hanno incluso uiguri, minoranze etniche musulmane come kirghisa, uzbeka e kazaka, tibetani, aderenti religiosi inclusi cristiani domestici e praticanti del Falun Gong, nonché dissidenti politici.

In un’intervista nel programma American Thought Leaders, di Epoch Times, il membro della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (Uscirf) Nury Turkel ha affermato che il Pcc ha usato la ‘trasformazione del pensiero’ come un modo per assicurarsi di mantenere il controllo sulla popolazione cinese: «Il governo cinese, in particolare l’attuale governo sotto la guida di Xi Jinping, vede tutto ciò che crea risentimento contro il governo cinese… o qualcosa di diverso da quello che stanno promuovendo specificamente su un fronte ideologico, viene visto come fonte di potenziali disordini e futura instabilità del Partito Comunista. Per lo Stato cinese, la stabilità è una preoccupazione fondamentale. Faranno qualsiasi cosa».

 

Articolo in inglese: Chinese Ambassador Says Taiwanese Who Pushed For Independence Will Be Punished

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