Addio BB King, ultimo Grande del blues

BB King è morto all’età di 89 anni. Al secolo Riley B King, il soprannome Blues Boy – da cui ‘BB’ – gli era stato dato quando da ragazzino suonava in diretta dei brevi ‘jingle’ pubblicitari per una radio commerciale della sua città. Con lui muore anche il vero grande blues, che d’ora in poi potrà essere solo ascoltato su Cd e Mp3.

Perché, al di là di ogni retorica, in uno star system fatto di ‘entertainer’, ‘performer’ musicanti e suonatori più o meno bravi, BB King è stato uno dei pochissimi veri musicisti della musica leggera del XX secolo.

Il blues ha avuto diversi grandi: Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Sonny Boy Williamson, John Lee Hooker e molti altri. Ma, senza dubbio, si può affermare che i rappresentanti fondamentali del blues siano tre: Robert Johnson, Charlie Patton e BB King.

Robert Johnson – il mitico ‘padre’ del blues in senso cronologico e romantico – incarnava il blues rurale e ‘dannato’ del Delta del Mississippi.

Charlie Patton – il vero padre musicale del blues, a detta di molti – è unanimemente riconosciuto come uno straordinario talento, puro e grezzo: forse l’unico autentico genio del blues.

BB King – figlio dell’America rurale di inizio Novecento – è stato capace di ‘urbanizzare’ il blues: di arricchirlo e raffinarlo, non solo con il suo innato e straordinario talento creativo ma anche grazie a una reale conoscenza delle regole della musica occidentale, fatto rarissimo se si considera che, ne blues come nel rock, i veri musicisti si contano con una sola mano.

BB King insomma era fondamentalmente diverso, perché amava realmente il blues – al quale, aveva sempre riconosciuto di dovere ‘tutto’ – al punto di mettersi a studiare la musica (contro ogni luogo comune secondo cui tutti i grandi del blues e del rock sarebbero dei folli geni autodidatti, ribelli e sballati).

A BB King non bastava essere bravo, guadagnare molto denaro ed essere famoso: studiava la musica, con umiltà e dedizione, perché voleva imparare a suonare il blues meglio di come il suo già straordinario talento gli permettesse.

E d’altronde, BB era arrivato a essere un professionista della musica dopo lunghi e dolorosi anni di sofferenze familiari, di povertà e di segregazione razziale. Per lui – era evidente – denaro e fama contavano solo fino a un certo punto: prima di tutto veniva la musica. Ogni nota che suonava con la sua Lucille (una ES 355 ‘customizzata’ per lui dalla Gibson) era insomma una nota guadagnata, con fatica e sofferenza, ma anche soprattutto grazie al suo amore per il blues.

È quindi evidente che genere di perdita rappresenti per la musica occidentale la morte di BB King. Del quale non si può fare a meno di notare come, in un mondo in cui le star della musica muoiono di solito giovanissime e quasi sempre per cause quali droga, alcool, incidenti più o meno singolari e ambigui, BB King è morto in modo pacifico e dignitoso, mentre dormiva nel suo letto come un normale anziano signore, pochi mesi prima di compiere 90 anni.

 
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