Hong Kong, conferenza contro il prelievo forzato di organi in Cina

HONG KONG — A pochi passi dall’Hong Kong Exhibition and Convention Center, dove era in corso il penultimo giorno del principale congresso di settore dell’Associazione dei Trapianti, la redazione di Hong Kong di Epoch Times ha tenuto una conferenza dedicata a quello che gli organizzatori e i relatori intervenuti hanno descritto come un genocidio: il prelievo forzato di organi in Cina.

Cheryl Ng, portavoce per Epoch Times Hong Kong, ne ha spiegato chiaramente la prospettiva: «Sentiamo la responsabilità sociale di far conoscere al pubblico questo problema, e presentare una visione diversa da quella sterilizzata della realtà sui trapianti in Cina, che potrebbe essere altrimenti presentata. Vogliamo dare nuova voce alle vittime».

Epoch Times è stato il primo media a riferire sul prelievo forzato di organi di massa da prigionieri di coscienza nel 2006, nel generale scetticismo.

Dieci anni dopo, c’è una crescente sensazione che, in effetti, un vasto numero di persone inermi siano state usate come fonte di organi per i trapianti. Gli esperti credono che le principali vittime di questa attività siano praticanti del Falun Gong, una pratica pacifica che basa i suoi insegnamenti sui principi di verità, compassione, tolleranza.
Il giornale ha seguito attentamente e tenacemente la campagna del Partito Comunista contro questa popolazione, ha detto il portavoce della Testata, così come la resistenza all’annientamento della comunità del Falun Gong.

Al Forum hanno partecipato cinque esperti relatori, inclusi l’avvocato canadese per i diritti umani David Matas e l’ex ministro degli Esteri canadese David Kilgour (autori dei rapporti più importanti sul prelievo forzato di organi in Cina), il dottor Ghazali Ahmad, nefrologo della Malesia, la dottoressa Maria Singh (intervenuta via Skype), membro del consiglio dell’Organizzazione dei medici contro il prelievo forzato di organi (Doctors Against Forced Organ Harvesting, Dafoh), e diversi ricercatori non governativi che hanno monitorato l’abuso di trapianto in Cina.

David Matas (Sun Ming Guo / Epoch Times).

David Matas si è concentrato sulla sua nuova ricerca, eseguita assieme ai suoi colleghi, che ha portato a innalzare a 60/100 mila la stima del numero dei trapianti annuali effettuati in Cina. La nuova stima si è basata sul conteggio di posti letto, numero di dipendenti, borse di studio e premi, pubblicazioni e la costruzione di nuovi reparti ospedalieri, dopo che sono stati esaminati, uno per uno, 164 ospedali specializzati in trapianti. Inoltre, è stata presentata un’indagine su oltre 700 che, nel corso degli anni, hanno effettuato trapianti in Cina.

Per Matas «guardando alla combinazione di tutti i fattori, ospedale per ospedale, i dati ci dicono in modo coerente che i volumi dei trapianti in Cina sono molto maggiori rispetto alle cifre ufficiali fornite dallo Stato».

Il dottor Ahmed Ghazali (Sun Ming Guo / Epoch Times).

Il dottor Ghazali ha presentato i dati estrapolati direttamente dal database pubblico della Malesia sui riceventi trapianto di rene. Il dato più sorprendente ha evidenziato che, in Cina, i trapianti di rene provenienti da donatori teoricamente ‘già morti’, hanno funzionato bene quanto quelli che sono stati donati da volontari vivi in Malesia. Questo implica che in Cina i reni sono stati recuperati da individui uccisi a tale scopo. Il dottor Wang Zhiyuan, un ex medico militare in Cina e uno dei fondatori del gruppo di ricerca non-governativo Organizzazione mondiale di indagine sulla persecuzione del Falun Gong, ha fatto una sintesi delle sue prove sul prelievo forzato di organi in Cina (anche disponibile in un video online).

La conferenza, intitolata ‘Prove incontrovertibili’, ha presentato una dissezione di pubblicazioni cinesi ufficiali che, secondo il dottor Wang, confermano oltre ogni dubbio l’esistenza, in Cina, di un prelievo di organi vasto, gestito dallo Stato e che punta ai detenuti del braccio della morte.

Il dottor Wang Zhiyuan (Sun Ming Guo / Epoch Times).

Siccome i praticanti del Falun Gong costituiscono il più grande gruppo di prigionieri di coscienza, sono privati di qualsiasi tutela legale e – come hanno riportato i rifugiati della disciplina sfuggiti alla persecuzione – vengono sottoposti a ‘strani’ esami del sangue nel periodo di detenzione, i ricercatori concordano sul fatto che siano una parte di popolazione sotto massima osservazione in quanto maggiore serbatoio di organi vitali ottenuti mediante prelievo forzato: conclusione sempre più accettata come dimostrata da numerose cariche politiche statunitensi ed europee.

A giugno, nell’aula della Camera dei Deputati degli Stati Uniti, in un discorso che ha sollecitato il passaggio di una risoluzione che esprimeva preoccupazione sul prelievo forzato di organi gestito dallo Stato, in Cina, la deputata Ileana Ros-Lehtinen ha dichiarato che «i seguaci del Falun Gong sono le vittime più vulnerabili ai soprusi di Stato cinesi, e sono quindi i più esposti a divenire le vittime di questa macabra pratica».

Il deputato Chris Smith, uno dei sostenitori della risoluzione (passata all’unanimità), a sua volta ha scritto agli organizzatori della conferenza di Hong Kong che «il governo cinese afferma di muoversi verso degli standard etici e per accettare di operare secondo delle linee guida, ma in assenza di informazioni precise e trasparenti, e con una storia di repressione e censura alle spalle, non possiamo credere sulla parola ai funzionari cinesi». E ancora: «Prove evidenti suggeriscono che il traffico di organi in Cina stia continuando: gli organi dei prigionieri continuano a essere raccolti senza consenso; ed esiste un sistema di ospedali per lucrare dalla vendita di questi organi – dice Smith – Questo è inaccettabile, riprovevole e illegale. E la pratica del prelievo di organi deve finire immediatamente».

Edward McMillan-Scott, ex vice-presidente del Parlamento europeo, ha inviato una lettera alla conferenza dove ha raccontato che dei testimoni, incontrati durante il suo viaggio a Pechino del 2006, gli hanno confidato che «il regime cinese è responsabile del prelievo forzato degli organi da praticanti Falun Gong imprigionati e della vendita di questi organi, nell’ambito del boom del business dei trapianti».

Martin Patzelt, membro del Comitato per i Diritti Umani del Parlamento tedesco, in una lettera al forum ha scritto: «Tutti i Paesi democratici del mondo devono far passare risoluzioni dello stesso tipo [di quella che è stata recentemente approvata dal Congresso degli Stati Uniti, ndr]».

Al forum era presente una delegazione di osservatori dell’ufficio del Congresso statunitense, così come un certo numero di rappresentanti diplomatici locali.

Uno dei moderatori dell’evento, il membro del Consiglio Legislativo di Hong Kong Leung Kwok-hung (noto con il soprannome ‘Capelli Lunghi’) si è detto solidale con chi cerca di far luce sugli abusi in Cina; anche se c’è un certo rammarico perché «non un solo medico di Hong Kong» è apparso al forum: «Esorto i medici a Hong Kong […] a svolgere un buon lavoro per il popolo cinese», di indagare e di prendere posizione sulla questione – ha detto dal palco – «Mi sento un po’ imbarazzato. Non un solo medico è venuto qui. Mi auguro che al prossimo forum ci siano delegazioni provenienti dalla Cina e da Hong Kong».

Per approfondire:

Articolo in inglese: Rebel Transplant Conference Held in Hong Kong

Traduzione di Massimo Marcon

 
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