4 misteri sulle origini umane dopo la scoperta dell’Homo Naledi + Video

La scoperta dell’Homo Naledi, tra le varie specie ominidi che si sono estinte prima che l’Homo Sapiens prevalesse nella Storia del mondo, non ha reso più chiaro il quadro della storia antica della razza umana. Anzi, ha ingrandito e incomplessito il puzzle.

Ecco 4 misteri che la paleoantropologia deve ancora comprendere a pieno.

1) Uno strano miscuglio: l’Homo Naledi, della cui specie sono stati scoperti 15 scheletri in una caverna in Sud Africa, ha mani, piedi, gambe e denti molto simili all’uomo. Ma il suo cervello è piccolo in modo simile ad uno scimpanzè, ed anche le sue braccia sono scimmiesche. Sarà l’anello mancante mai trovato tra la scimmia e l’uomo? Per gli scienziati questa possibilità è esclusa. L’Homo Naledi è una strana specie di Homo che è vissuta parallelamente ai nostri antenati, ma che non ha un legame diretto con noi. Al massimo potremmo discendere da un antenato comune.

2) Cervello piccolo ma ‘più intelligente’ degli altri: una cosa che ha stupito molto gli scienziati è che nella caverna Stella Levante in Sud Africa, dove è stato scoperto l’Homo Naledi, vi erano solo scheletri di Homo, e nessuno scheletro animale. Inoltre gli individui erano di età o anziana o molto giovane. Normalmente un ominide morto viene rinvenuto in una caverna perché un predatore ha portato lì il suo cadavere. E le età delle vittime dovrebbero essere le più varie.

Ma la caverna sudafricana presenta caratteristiche più simili a un cimitero. Gli scienziati ritengono che l’ipotesi più realistica sia che questi Naledi siano stati portati appositamente nella caverna dai loro simili, di fatto operando una sepoltura. «Impensabile che una creatura così primitiva si occupasse dei suoi morti, ma così pare», afferma uno degli scienziati in un recente documentario di National Geographic. Si credeva che le sepolture più antiche fossero avvenute solo 100 mila anni fa, ma sebbene l’Homo Naledi non abbia una datazione ancora precisa, è sicuramente più antico di 100 mila anni.

La teoria secondo cui l’Homo Naledi seppellisse i suoi simili ha profonde implicazioni: potrebbe cambiare sia la concezione della storia dell’umanità che rivoluzionare il nostro modo di comprendere il cervello umano, secondo il documentario. Anche un cervello apparentemente così poco sviluppato poteva essere capace di un comportamento finora attribuito solo ai nostri progenitori più vicini.

3) Rimane ancora il mistero dell’anello mancante fra scimmia e uomo. La nota teoria che vede l’uomo derivare dalla scimmia, in sostanza, non è mai stata provata. Poco più che scimmia, milioni di anni fa vivevano varie specie di Australopiteco, sostanzialmente una scimmia ancora fruttivora-erbivora che cammina su due gambe. Dall’Australopiteco all’Homo Erectus, tuttavia c’è una netta differenza.

«Se dovessi vedere un australopiteco in fondo ad un campo da football – spiega in modo divertente Viktor Deak, che si occupa delle ricostruzioni al computer delle specie ominidi – chiamerei lo zoo e direi “hey, una scimmia è scappata”».

«Se dovessi vedere un homo erectus in fondo ad un campo da football, chiamerei probabilmente il 911 e direi “c’è un selvaggio lì…qualcuno gli metta dei vestiti addosso!”», afferma nel documentario.

Tra australopiteco e Homo Erectus si credeva vi fosse l’Homo Habilis. Di questo presunto Homo ci sono troppo pochi ritrovamenti per capire esattamente che genere di essere fosse, secondo il documentario. E se la sua capacità di utilizzare strumenti rudimentali all’inizio veniva interpretata come la facoltà facente la differenza tra scimmia-australopiteco e uomo, successivamente si è scoperto che non è così: anche degli australopitechi utilizzavano strumenti. L’Homo Habilis, quindi, non è l’anello mancante, o almeno non c’è nessun elemento che faccia pensare che lo sia. L’assenza di questo anello mancante è una delle critiche più importanti che vengono tuttora mosse alla teoria dell’evoluzione dai critici.

4) Completamente da scartare la teoria di un’evoluzione lineare: è ormai chiaro alla scienza che la storia antichissima dell’uomo non può essere descritta da una linea. In ogni periodo ci sono state varie specie umane differenti non necessariamente imparentate fra loro. Il tutto è più simile a un cespuglio pieno di rami. Ottimisticamente gli scienziati ritengono che le ramificazioni siano partite a un certo punto da un antenato comune, ma a riguardo di questo non ci sono prove reali.

La presenza di varie specie umane coesistenti non solo rende più complesso il quadro a livello scientifico, ma ha implicazioni persino religiose, per chi crede nel creazionismo. Più di un tipo d’uomo è stato creato? È stato un esperimento? Gli stessi scienziati coinvolti nella scoperta dell’Homo Naledi parlano di «esperimenti nell’evoluzione dell’Uomo».

 
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