La rabbia è il nemico silenzioso di cuore e mente

di redazione eti/Arsh Sarao
27 Giugno 2025 17:33 Aggiornato: 27 Giugno 2025 17:33

John Hunter, celebre chirurgo del XVIII secolo, temeva che la collera potesse costargli la vita. «La mia esistenza dipende da chiunque decida di provocarmi», affermava. Una preoccupazione fondata.

Hunter, esempio della personalità di tipo A, lavorava senza sosta dormendo appena cinque ore a notte. Pur essendo un chirurgo di fama, era noto per l’impazienza e l’ostilità, come documentato da uno studio storico pubblicato sul The American Journal of Cardiology. A 45 anni, dolori al petto segnalavano che il suo temperamento stava già danneggiando il cuore.

Il 16 ottobre 1793, è arrivato in ritardo a una riunione del consiglio al St. George’s Hospital di Londra. Durante un confronto con un collega ha cercato di trattenersi, si è spostato nella stanza accanto, ha emesso un gemito ed è collassato, stroncato da un arresto cardiaco. Aveva 65 anni.

Uno studio pubblicato nel maggio 2024 sul Journal of the American Heart Association ha evidenziato gli effetti nocivi della collera sulla salute cardiovascolare: i vasi sanguigni registrano ogni momento di rabbia. Anche brevi esplosioni di rabbia compromettono la capacità dei vasi di rilassarsi, rallentando la funzione dell’endotelio, lo strato interno cruciale per il flusso sanguigno.

Lo studio ha coinvolto giovani adulti sani, suddivisi in quattro gruppi: rabbia, ansia, tristezza e neutralità. I primi tre hanno rievocato ricordi personali legati a rabbia o ansia, oppure letto testi evocativi di tristezza, mentre il gruppo neutrale contava da uno a cento. Sono bastati otto minuti di rabbia per ridurre la dilatazione vascolare fino a 40 minuti. Invece, ansia, tristezza o neutralità non hanno provocato variazioni significative. Ripetuti episodi di collera possono danneggiare in modo permanente i vasi sanguigni, con effetti cumulativi sul cuore. La disfunzione endoteliale è considerata uno stadio precoce dell’aterosclerosi: patologia che restringe le arterie e aumenta il rischio di ictus o infarto.

Durante la rabbia, l’amigdala, sistema d’allarme del cervello, si attiva fuori controllo, mentre la corteccia prefrontale, sede del pensiero logico, si disattiva. Il flusso sanguigno si allontana dalle aree deputate a decisioni e risoluzione di problemi. La collera annulla la lucidità, ostacola la riflessione etica e favorisce azioni impulsive e rischiose. Inoltre, chi si arrabbia tende a rimuginare sulle esperienze negative, diventando più incline all’aggressività. Studi confermano che la rabbia non regolata altera il giudizio morale, alimentando egoismo e comportamenti aggressivi o punitivi. Anche la rabbia verbale, considerata innocua, può alterare lo sviluppo cerebrale dei bambini, con effetti simili agli abusi fisici o sessuali.

ATTACCHI DI RABBIA = FEGATO IN FIAMME

La medicina tradizionale cinese associa la rabbia al fegato, considerato il “generale” del corpo che garantisce un flusso armonioso del qi, l’energia vitale. La collera cronica causa “stasi del qi di fegato” che evolve in “fuoco del fegato”, provocando ipertensione, mal di testa, vertigini e arrossamento oculare. Nei casi più gravi può scatenare sintomi di ictus o emicrania.

Il fegato, vicino a milza, stomaco e cistifellea, influenza anche questi organi, causando disturbi digestivi, inappetenza e dolori addominali. La cistifellea, legata a coraggio e giudizio, lavora in sinergia con il fegato: uno squilibrio genera problemi digestivi, dolore e sentimenti di rabbia o risentimento. Nella teoria dei cinque elementi, la rabbia è associata al legno, simbolo di crescita ma anche di rigidità, come un albero che si spezza al vento. Tradizione antica e conoscenze moderne concordano: la cura risiede nell’umiltà e nei pensieri benevoli. À

DOMARE LA RABBIA CON L’UMILTÀ

Secondo la psicologa Elizabeth Summerell, la rabbia nasce da minacce percepite, provocazioni o obiettivi ostacolati. Nel 2020, uno studio del suo team ha analizzato l’effetto dell’umiltà su rabbia e aggressività. I partecipanti scrivevano per due minuti un ricordo che suscitava umiltà, poi leggevano scenari irritanti legati alla guida. L’umiltà indotta riduceva l’aggressività rispetto al gruppo neutrale.

Ricerche precedenti mostrano che l’umiltà cresce tramite gratitudine e stupore. Queste emozioni, insieme all’empatia, riducono l’aggressività e attenuano la collera. Reprimere la rabbia rischia di alimentare ostilità o atteggiamenti passivo-aggressivi, mentre sfogarla con azioni violente, come colpire un sacco da boxe, può rafforzare le connessioni neurali associate alla collera, tenendo il sistema nervoso in uno stato di “lotta o fuga”, con conseguente aumento della frequenza cardiaca e pressione e rilascio di ormoni dello stress nel sangue.

La psicologa suggerisce la rivalutazione cognitiva: reinterpretare le situazioni irritanti con obiettività, come se fossero viste da un osservatore esterno. Un comportamento scortese di un collega, ad esempio, può essere letto come l’effetto di problemi personali e non come un attacco diretto. Inoltre, pratiche come tai chi, qigong, yoga, respirazione e mindfulness aiutano a gestire le emozioni e ridurre lo stress.

La medicina tradizionale cinese considera una vita senza rabbia la più alta espressione di benessere. E la tragica storia del chirurgo John Hunter conferma che la collera danneggia innanzitutto chi la manifesta.


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