La Polonia chiede all’Ue il blocco delle importazioni energetiche dalla Russia

di Redazione ETI
19 Settembre 2025 8:11 Aggiornato: 19 Settembre 2025 8:11

La Polonia chiede agli Stati Ue che ancora acquistano idrocarburi russi di azzerare le importazioni entro fine 2026. In settimana, la Commissione Europea aveva già annunciato di voler avanzare una proposta per accelerare l’eliminazione delle importazioni di petrolio e gas da Mosca, annuncio dato a valle di una conversazione tra Ursula von der Leyen e Donald Trump.
L’Ue ha già fissato al primo gennaio 2028 il termine ultimo per recidere la dipendenza energetica con la Russia, ma la Polonia – soprattutto alla luce dell’attuale aggressività russa subita – chiede un’accelerazione. La scorsa settimana, diversi droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco. La Polonia, come l’Italia, ha già conseguito l’indipendenza energetica dalla Russia.

Nella lettera inviata ai colleghi europei — e diffusa su X — il ministro dell’Energia polacco ha scritto che porre fine alle importazioni entro il 2026 «rafforzerebbe la coerenza delle nostre iniziative, delineerebbe una scadenza netta e testimonierebbe la nostra risolutezza nel conseguire l’autonomia da forniture petrolifere gravate da rischi politici e strategici». Sarebbe, insomma, una prova concreta di serietà e buon senso da parte dell’Ue, o perlomeno da parte di alcuni suoi membri.

Slovacchia e Ungheria (ma anche Francia e Olanda) continuano a importare petrolio e gas russi tramite l’oleodotto Druzhba. Budapest e Bratislava intrattengono con Mosca rapporti molto più stretti rispetto al resto dell’Europa, e difendono il loro “diritto” a importare idrocarburi dalla Russia con l’argomentazione che le alternative risulterebbero eccessivamente onerose.
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha più volte sollecitato l’Ue a rinunciare al piano di interruzione delle importazioni energetiche russe, e ieri il ministro dell’Ambiente ungherese Aniko Raisz ha ribadito: «La nostra linea è sempre stata orientata alla sicurezza energetica dell’Ungheria».
Il presidente slovacco Robert Fico aveva già dichiarato, mesi fa, in modo categorico di opporsi a future sanzioni Ue contro la Russia qualora ledessero gli interessi nazionali: «Se una sanzione ci danneggia, io non la approverò mai». Il ministro dell’Economia slovacco, ha confermato: «Prima di poterci impegnare a pieno, occorre predisporre le condizioni adeguate, altrimenti rischiamo di danneggiare gravemente la nostra industria».

Il Cremlino ha liquidato le ultime iniziative europee sostenendo che ulteriori sanzioni per la Russia saranno irrilevanti: «L’Unione Europea e singoli Paesi membri, in gran numero, mantengono un atteggiamento decisamente ostile verso la Russia. Credono erroneamente che perpetuare le sanzioni possa influenzare la politica russa» ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ripreso dalla Tass, «Lo hanno dimostrato in modo lampante i diciotto precedenti pacchetti degli ultimi tre anni». Una posizione facilmente “comprensibile”, non solo alla luce della divisione europea su uno dei (pochi) temi in cui servirebbe una posizione unitaria e granitica, ma anche e soprattutto in considerazione del fatto che alle spalle della Russia c’è il regime cinese che compra idrocarburi (e fornisce supporto bellico).

 


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times