La Corte Suprema sblocca il programma di Trump

di redazione eti/Jack Phillips
28 Giugno 2025 11:16 Aggiornato: 28 Giugno 2025 15:57

La recente ordinanza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha aperto la strada alla ripresa di diverse iniziative promosse dall’amministrazione Trump, limitando l’efficacia delle ingiunzioni giudiziarie a livello nazionale.

Trump ha spiegato che sarà riattivato l’iter per politiche precedentemente bloccate, tra cui la revisione della cittadinanza automatica per nascita, il taglio dei fondi alle città “santuario”, la sospensione del reinsediamento dei rifugiati, il blocco di finanziamenti non essenziali e lo stop all’uso di fondi pubblici per interventi chirurgici di riassegnazione di genere, oltre a numerose altre misure prioritarie.

La Corte Suprema non si è espressa sulla legittimità costituzionale dell’ordine esecutivo che mira a revocare il diritto alla cittadinanza automatica per i figli di immigrati irregolari. Le cause relative al tema torneranno ora ai tribunali di grado inferiore, che dovranno riformulare i propri provvedimenti alla luce dell’orientamento espresso dalla Corte.

La decisione è stata illustrata dalla giudice Amy Coney Barrett, che ha redatto l’opinione di maggioranza con sei voti favorevoli e tre contrari. Nella motivazione si precisa che l’ordine esecutivo firmato da Trump a gennaio non potrà entrare in vigore prima di trenta giorni. Per quanto riguarda le ingiunzioni, Barrett ha chiarito che le richieste del governo di limitarne l’efficacia sono state accolte, ma soltanto nella misura in cui tali provvedimenti eccedano quanto necessario a garantire un rimedio completo ai singoli ricorrenti legittimati ad agire.

Presente alla conferenza anche il ministro della Giustizia, Pam Bondi, secondo cui la Corte potrebbe decidere, a partire da ottobre — quando si aprirà la nuova sessione — se affrontare direttamente la questione della costituzionalità della cittadinanza automatica. Bondi ha osservato che la decisione della Corte avrà comunque ripercussioni su tutte le cause in corso nel Paese, affermando che il suo ufficio accoglie con favore l’esito del procedimento. A titolo esemplificativo, ha spiegato che un eventuale contenzioso sulla cittadinanza automatica avviato in Oregon produrrebbe effetti limitati al ricorrente coinvolto, senza estendersi al resto del Paese.

Negli Stati Uniti, il principio della cittadinanza automatica per nascita attribuisce la cittadinanza americana a chiunque nasca sul territorio nazionale, comprese le persone nate da madri presenti irregolarmente. Tale diritto è stato sancito poco dopo la Guerra Civile, con l’introduzione del XIV emendamento. L’amministrazione Trump sostiene tuttavia che la norma fosse destinata esclusivamente ai figli degli schiavi.

A livello internazionale, il numero di Paesi che applicano il principio della cittadinanza automatica è ristretto: si contano circa trenta Stati, per lo più situati nel continente americano. Nei mesi scorsi, diversi tribunali federali avevano bloccato l’attuazione dell’ordine esecutivo dell’amministrazione Trump.

In dissenso, la giudice Sonia Sotomayor ha definito la decisione della Corte Suprema «un invito esplicito al governo a eludere la Costituzione», sostenendo che l’amministrazione potrebbe essere messa nelle condizioni di applicare una politica anche qualora un tribunale l’abbia ritenuta incostituzionale. Ma il ministero della Giustizia ha comunicato che i giudici non hanno il potere di estendere a livello nazionale i propri provvedimenti.

 

 


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