L’ayatollah Ali Khamenei ieri ha nuovamente respinto l’idea di negoziati diretti con gli Stati Uniti sul programma nucleare, in un discorso pronunciato in concomitanza con l’intervento del presidente americano Donald Trump all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Khamenei ha definito i colloqui con gli Stati Uniti «un vicolo cieco assoluto» perché il risultato dei negoziati sarebbe in ogni caso «la chiusura delle attività nucleari» e questo, lamenta Khameni, «non è un negoziato, ma un diktat».
«Non possediamo una bomba nucleare e non ne avremo una, né intendiamo farne uso», ha poi aggiunto la guida suprema iraniana. Ma il resto del mondo – e non solo Donald Trump – non ci crede: la Risoluzione 2231, approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel luglio 2015, prevede un meccanismo di ripristino automatico delle sanzioni Onu contro l’Iran in caso di inadempienza da parte di Teheran degli obblighi dell’accordo sul nucleare.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha tenuto incontri separati a New York con diplomatici di Francia, Germania e Regno Unito, che compongono il cosiddetto Terzetto europeo, reo agli occhi di Teheran di aver attivato il meccanismo che reintroduce le sanzioni tramite una lettera al Consiglio di Sicurezza, in cui affermavano che «sulla base di prove fattuali chiare» l’Iran si trovava in una «significativa inadempienza» rispetto agli impegni previsti dall’accordo.
Il discorso di Khamenei questa settimana ha ribadito una posizione già espressa con chiarezza il mese scorso, quando aveva affermato di rifiutare negoziati diretti con gli Stati Uniti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale iraniana Irna. Ma ormai non c’è solo l’odiata America contro Teheran: c’è il mondo intero (o quasi, visto che Cina e Russia fanno eccezione). Già il 12 giugno, il consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva infatti approvato una risoluzione che dichiara l’Iran inadempiente degli obblighi previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare. E solo poche ore dopo l’approvazione di quella risoluzione, Israele aveva iniziato a bombardare siti nucleari iraniani (e a venire tempestato di missili iraniani) in quella che è stata soprannominata la Guerra dei 12 giorni, finita con le quattordici bombe con cui i B2 americani hanno distrutto i siti nucleari iraniani e messo fine a ogni ostilità.
Nel suo discorso all’Assemblea generale di ieri, 23 settembre, Trump ha ribadito che «non esiste oggi pericolo più grave per il nostro pianeta delle armi più potenti e distruttive mai concepite dall’uomo» che, ha aggiunto il presidente americano, «il principale sostenitore del terrorismo al mondo non potrà mai essere autorizzato a possedere».