JD Vance: non vogliamo un cambio di regime in Iran

di Redazione ETI/Reuters
22 Giugno 2025 18:13 Aggiornato: 22 Giugno 2025 18:13

Domenica 22 giugno, il vice presidente degli Stati Uniti, JD Vance, ha puntualizzato che gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran, ma mirano unicamente a bloccarne il programma nucleare. Lo stesso concetto era stato più volte ripetuto dal ministro della Difesa Pete Hegseth nella conferenza stampa tenutasi a Washington alle ore 8 (le 14 in Italia).

«Noi non siamo in guerra con l’Iran: Noi siamo in guerra con il suo programma nucleare» ha chiarito Vance in un’intervista al programma Meet the Press di Nbc, condotto da Kristen Welker, aggiungendo: «Io credo che abbiamo davvero riportato indietro il loro programma di parecchio tempo. Passeranno molti, molti anni prima che gli iraniani possano sviluppare un’arma nucleare». Vance ha accusato Teheran di non aver negoziato in buona fede, indicando questa come una delle ragioni principali che hanno spinto gli Stati Uniti a intervenire militarmente. Washington era infatti impegnata in colloqui diplomatici con l’Iran riguardo al suo programma nucleare, prima che le tensioni si acuissero.

Nel corso dell’intervista, il vice presidente americano ha ribadito in modo completo la linea di Donald Trump: «Noi non vogliamo un cambio di regime – precisato Vance – e non intendiamo prolungare questo conflitto. Noi vogliamo porre fine al programma nucleare e, successivamente, aprire un dialogo con gli iraniani per un accordo a lungo termine». Il vice presidente ha anche rivelato che la decisione finale di colpire l’Iran è stata presa dal presidente poco prima degli attacchi, e che dopo i raid Washington ha ricevuto alcuni messaggi «indiretti» da Teheran. Vance ha inoltre precisato che gli Stati Uniti «non hanno alcun interesse a inviare truppe di terra», come a voler fugare ogni dubbio che possano ripetersi i conflitti-incubo decisi vent’anni fa dall’amministrazione Bush Jr.

Venerdì, Donald Trump aveva dichiarato che avrebbe deciso entro le due settimane successive se gli Stati Uniti sarebbero intervenuti direttamente nel conflitto, per poi spiazzare tutti e far passare non due settimane ma due giorni, prima di ordinare l’attacco. Teheran intanto promette vendetta, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto «profondamente allarmato» per i bombardamenti americani sui siti nucleari iraniani.