Il G7 più tormentato della Storia recente

di Giovanni Donato
16 Giugno 2025 15:20 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Giorgia Meloni è in Canada per il G7 2025. Il presidente del Consiglio ha incontrato il cancelliere tedesco Friedrich Merz alla vigilia del summit a Kananaskis, in Alberta. L’incontro, dice una nota di Palazzo Chigi, ha permesso di confermare la comune volontà di riunire a Roma, a inizio 2026, una nuova edizione del vertice intergovernativo tra Italia e Germania, e di mantenere uno stretto coordinamento sui principali temi dell’agenda Ue, come il contrasto alle migrazioni irregolari e la competitività.

Al vertice, in cui si festeggia il cinquantesimo anniversario del G7, partecipano Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Unione Europea, che insieme rappresentano oltre la metà del Pil mondiale.

Ma i protagonisti, del G7 di quest’anno saranno senza dubbio gli Stati Uniti. Nei tre giorni del vertice, Donald Trump discuterà con i capi delle sette economie avanzate del mondo per affrontare le urgenti sfide economiche e le crescenti crisi geopolitiche, con particolare attenzione al Medio Oriente, dove il conflitto tra Israele e Iran si è recentemente intensificato. Da notare come l’Alberta, una provincia conservatrice e ricca di risorse petrolifere, rappresenti una scelta singolare per il summit, anche alla luce del referendum previsto nel 2026 sulla separazione dal Canada.

IL MEDIO ORIENTE

Quest’anno, il summit si svolge in un contesto segnato dal conflitto tra Israele e Iran, scoppiato dopo che il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il 9 giugno aveva espresso seria preoccupazione per il “rapido accumulo di uranio altamente arricchito” da parte dell’Iran.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che negli ultimi mesi l’Iran era diretto verso la «militarizzazione» del proprio programma nucleare, sottolineando che, se non fermato, l’Iran avrebbe prodotto un’arma nucleare in tempi brevi. Un pericolo che Israele, dice Netanyahu, non può assolutamente permettersi di correre: in un’intervista di ieri a Fox News, il primo Ministro israeliano ha detto chiaramente che il regime iraniano rappresenta una minaccia all’esistenza di Israele.

Donald Trump ha esortato Teheran a negoziare un nuovo accordo nucleare per evitare ulteriori devastazioni, ma nessuna delle due parti sembra intenzionata a fermarsi. Netanyahu, sempre parlando a Fox, ha spiegato la posizione iraniana in modo chiaro; in sintesi: l’Iran ha ripetutamente dichiarato di voler annientare Israele, per cui in questo caso non ha alcun senso parlare di «dialogo» e di «cessate il fuoco», perché Israele si fermerà da sé, ma solo quando l’Iran avrà eliminato la capacità di Teheran di costruirsi un’arma atomica. Più o meno nelle stesse ore Trump rispondendo alle domande sulle tensioni tra Iran e Israele, mostrava un cauto ottimismo su un possibile accordo ma, ha precisato Netanyahu sempre rispondendo a Fox News, nonostante l’alleanza tra Israele e Stati Uniti sia oggi più stretta e solida che mai nella Storia, Israele resta una nazione indipendente che prende le proprie decisioni da sola.

LE TENSIONI COMMERCIALI

Le crescenti tensioni commerciali saranno un altro tema centrale del G7. Trump ha imposto nuovi dazi su tutti i Paesi del G7, incluso il Canada, insieme a dazi specifici sulle importazioni di automobili e un aumento al 50% dei dazi su acciaio e alluminio. Oltre al commercio, Trump ha intensificato la pressione su Canada e Messico per contrastare il traffico di fentanyl. Il presidente messicano Claudia Sheinbaum, parteciperà al summit di quest’anno.

IL REGIME CINESE

I leader del G7 sono preoccupati per l’escalation nel Mar Cinese Orientale e Meridionale, l’espansione militare cinese e il pericolo che Taiwan venga invasa dal cosiddetto “Esercito Popolare di Liberazione” agli ordini del Partito comunista cinese, di fronte alla volontà da anni costantemente ribadita dalla dittatura comunista di annettere l’isola autogovernata. Un’attenzione particolare sarà rivolta anche al mercato dei minerali essenziali per l’alta tecnologia, il cui dominio della Cina preoccupa l’intero Occidente: ogni accordo che i G7 possano eventualmente concludere con la Cina, sarà mirato solo a tamponare la situazione nell’immediato, nell’ottica di prendere tempo e internalizzare il ciclo estrattivo/produttivo delle terre rare, cosa che è ormai unanimemente considerata una priorità (per non dire un’emergenza) da tutte le nazioni del G7 e occidentali. Ma questo lo sanno bene anche a Pechino.


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