Il Cremlino cerca di abbassare i toni ma resta alta la tensione con l’America

di redazione eti
4 Agosto 2025 21:06 Aggiornato: 5 Agosto 2025 9:15

Il Cremlino ha risposto il 4 agosto alla decisione del presidente degli Stati Uniti di spostare due sottomarini nucleari più vicini al suo territorio, in reazione a dichiarazioni rilasciate dall’ex presidente russo Medvedev. Trump aveva annunciato il primo agosto di aver ordinato lo spostamento di due sottomarini nucleari «nelle regioni appropriate» in risposta alle «affermazioni altamente provocatorie» di Medvedev. Il presidente statunitense ha collegato lo spostamento dei sottomarini alle dichiarazioni di Medvedev senza specificare il contenuto delle dichiarazioni stesse, ma con ogni probabilità si riferiva a un messaggio pubblicato da Medvedev su Telegram, in cui si sottolineava che la Russia dispone di un sistema di cosiddetta «mano morta» in grado di attivare automaticamente le armi nucleari nel caso in cui i capi politici russi venissero eliminati. Lunedì 4 il presidente Trump ha confermato che i sottomarini nucleari statunitensi si trovano «nella regione» della Russia.

Nella prima reazione pubblica all’ordine di Trump, Mosca sembrava minimizzare l’importanza dell’episodio, affermando di non voler entrare in polemica con il presidente americano: «In questo caso, è evidente che i sottomarini americani sono già in servizio di combattimento. Si tratta di un processo costante», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov lunedì, secondo l’emittente Rt. Peskov ha aggiunto che la Russia non intende «farsi coinvolgere in alcun modo in una simile controversia» e che è «molto prudente riguardo a qualsiasi dichiarazione riguardante questioni nucleari». Ha precisato che Mosca è «molto attenta al tema della non proliferazione nucleare» e ha aggiunto: «noi riteniamo che tutti debbano essere estremamente cauti con la retorica nucleare».

«Non crediamo che si stia parlando di un’escalation in questo momento. È chiaro che si stanno discutendo questioni molto complesse e sensibili, le quali, naturalmente, vengono percepite con grande emotività da molte persone», ha detto Peskov, evidentemente non ricordando che proprio Putin, in passato, ha minacciato  per primo l’uso di armi nucleari, dopo aver invaso l’Ucraina.
Peskov ha poi evitato di rispondere direttamente quando gli è stato chiesto se il Cremlino avesse invitato Medvedev a moderare le sue dichiarazioni online: «La cosa principale, ovviamente, è la posizione del presidente Putin». Nessuna dissociazione, quindi, da parte del Cremlino rispetto alle provocazioni di Medvedev.

Nel frattempo resta valido l’ultimatum di Trump a Putin, che ha fino all’8 agosto per accettare misure volte a porre fine alla guerra in Ucraina. Putin ha dichiarato la scorsa settimana che i colloqui di pace hanno registrato alcuni progressi, ma che la Russia mantiene l’iniziativa nel conflitto, facendo intendere come non vi sia alcun cambiamento nella sua posizione.
Lunedì mattina, Trump ha scritto in un post su Truth di credere che l’India stia acquistando «enormi quantità di petrolio russo» per poi «rivenderlo sul mercato aperto con ingenti profitti» e che all’India non interessi di «quante persone in Ucraina vengano uccise» dalla Russia. «Per questo motivo – ha quindi detto Trump – aumenterò in modo sostanziale il dazio pagato dall’India».

 


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