I palestinesi tornano a Gaza ma le loro case non ci sono più

di Redazione ETI
12 Ottobre 2025 15:50 Aggiornato: 12 Ottobre 2025 15:50

I palestinesi hanno iniziato a fare ritorno alle proprie abitazioni l’11 ottobre. Dopo oltre due anni di conflitto, hanno percorso strade coperte di polvere, circondate dalle rovine lasciate dall’operazione militare israeliana contro i terroristi di Hamas dalla Striscia di Gaza, ormai ridotta a un cumulo di macerie. «Gaza è completamente distrutta. Non ho la minima idea di dove dovremmo vivere o dove andare», dice una persona mentre attraversa Gaza City.
Non si conosce ancora l’entità precisa delle devastazioni subite da Gaza, ma stando alle Nazioni Unite quasi tre edifici su quattro sono stati rasi al suolo, e gran parte dei detriti è presumibilmente tossica. L’Unione europea e la Banca mondiale hanno stimato i danni a Gaza in 49 miliardi di dollari, di cui 16 miliardi riferibili alle abitazioni.

Nonostante la distruzione, il ritorno immediato dei palestinesi nelle proprie terre (“case”, purtroppo, per la maggior parte di loro non si può dire) prosegue. Il presidente degli Stati Uniti ha ripetutamente confermato non solo che i cittadini potranno tornare ma anche che Gaza sarà ricostruita con l’aiuto della comunità internazionale. «Creeremo qualcosa dove la gente potrà vivere», ha affermato Trump durante una riunione di governo il 9 ottobre. «Attualmente non si può vivere a Gaza, sapete, la situazione è terribile. Nessuno ha mai visto nulla di simile».

Ma prima i soldati israeliani hanno dovuto completare il loro ritiro parziale dietro la linea concordata, che tuttavia lascia la maggior parte della Striscia sotto controllo israeliano. Questa fase si è conclusa venerdì 10 ottobre. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato su X una foto della visita ai soldati feriti che rientravano a casa, ringraziandoli così: «Avete salvato lo Stato di Israele e rafforzato il nostro prestigio. Ammiro la forza d’animo che dimostrate, per come recuperate sia a livello personale che nazionale. Quando vi vedo, mi riempio di forza e ammirazione senza limiti».

Nei prossimi giorni, Israele e Hamas dovrebbero scambiare prigionieri e ostaggi: tutti gli ostaggi israeliani catturati durante l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 saranno liberati in cambio di oltre 2 mila detenuti palestinesi.

Nel frattempo, circa 200 militari statunitensi sono già arrivati in Israele per monitorare il cessate il fuoco, allestire un centro che faciliti il flusso degli aiuti umanitari e fornire assistenza logistica e sicurezza, ma «nessun militare statunitense entrerà a Gaza» ha precisato un funzionario americano, spiegando: «Il nostro compito è semplicemente quello di contribuire alla creazione di un centro di controllo congiunto, integrare le altre forze di sicurezza che entreranno per coordinarsi con le Forze di difesa israeliane, e costruire una struttura militare adeguata a gestire le missioni così come sono state definite».

L’Ufficio per il coordinamento delle attività governative nei territori palestinesi, incaricato degli aiuti umanitari, ha annunciato su X che più di 500 camion hanno fatto ingresso a Gaza il 10 ottobre. Circa 170 mila tonnellate di viveri sono pronte nei Paesi confinanti, in attesa dell’autorizzazione israeliana per entrare.


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