Lo scontro a distanza tra Tajani e Giorgetti potrebbe mettere a rischio la tenuta del governo Meloni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha infatti dichiarato oggi che rassegnerebbe immediatamente le dimissioni, se venisse scavalcato sulle condizioni di “golden power” imposte dal governo all’offerta di UniCredit per l’acquisizione della banca Bpm. Giorgetti ha preso posizione in seguito a indiscrezioni riportate da alcuni quotidiani italiani, secondo cui fonti governative avrebbero ventilato la possibilità di modificare tali condizioni. Interpellato dai giornalisti al Senato, Giorgetti ha chiarito che senza il pieno appoggio del presidente del Consiglio sulla questione, la sua permanenza al governo sarebbe insostenibile: «Se ci fosse il minimo scostamento dalla linea condivisa con Meloni, non trovereste una minaccia di dimissioni, ma le dimissioni: le dimissioni non si annunciano, si presentano».
L’offerta di UniCredit su Banco Bpm, che ha mandato all’aria i piani del governo di favorire una fusione tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena, banca a partecipazione statale, si inserisce in un’ondata di proposte di acquisizione che sta scuotendo il settore bancario italiano. Per autorizzare l’operazione, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha imposto a UniCredit due condizioni principali: cessare entro nove mesi le sue attività in Russia e mantenere invariato per cinque anni il rapporto tra impieghi e depositi di Banco Bpm.
All’interno della coalizione di governo, tuttavia, emergono delle divergenze: Forza Italia spinge affinché tali condizioni vengano alleggerite. Interpellato in Parlamento da Reuters sulla possibilità di rendere meno stringenti i vincoli imposti a UniCredit, Tajani ha infatti risposto con un netto: «Sì, assolutamente». La posizione di Forza Italia riflette le pressioni di alcune imprese italiane che, pur avendo ridotto significativamente le attività in Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, continuano a fare affidamento su UniCredit per operare in quel mercato.
Il segretario di Forza Italia ha difeso con forza gli interessi di circa 270 aziende italiane che, dice, operano legittimamente in Russia, mostrando scarsa disponibilità al compromesso: «Non intendo fare passi indietro per nessuno», ha infatti dichiarato Tajani sottolineando la necessità di convocare il Consiglio dei ministri per ridiscutere le condizioni di “golden power” imposte all’operazione.
Ma anche Giorgetti, dal canto suo, rimane inflessibile: il ministro dell’Economia ha ribadito che il governo intende proteggere gli interessi strategici italiani, evitando «anche il minimo rischio» che le attività di UniCredit possano, seppur indirettamente, sostenere l’economia russa. E mentre il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, finora, non si esprime pubblicamente sulla questione, Giorgetti ha sottolinea che l’esecutivo sta monitorando attentamente il rispetto delle condizioni di “golden power” e che le risposte alle istanze sollevate sia da Banco Bpm sia da UniCredit saranno pienamente coordinate tra il ministero dell’Economia e l’ufficio della presidente del Consiglio.
Nel frattempo, UniCredit ha deciso di ricorrere al tribunale amministrativo contro i termini imposti dal governo. L’amministratore delegato della banca, Andrea Orcel, ha dichiarato martedì che l’offerta potrebbe essere ritirata, poiché le condizioni imposte la renderebbero finanziariamente svantaggiosa. Anche Banco Bpm ha annunciato un’azione legale, impugnando la decisione della Consob, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, di sospendere per 30 giorni l’offerta di acquisto, al fine di consentire a UniCredit di negoziare i termini di “golden power” con il Governo. «In questo Paese tutti finiscono in tribunale e le cose si complicano», ha commentato Giorgetti.