Cosa innesca l’emicrania e come combatterla

di Redazione ETI/Zena le Roux
1 Settembre 2025 21:20 Aggiornato: 1 Settembre 2025 21:20

L’emicrania rappresenta una sfida complessa che affligge milioni di persone in tutto il mondo, compromettendo con dolori intensi il lavoro, lo studio e le attività quotidiane. Lungi dall’essere un enigma, questa condizione è spesso legata a scelte comuni, come l’alimentazione, il sonno e la gestione dello stress, che possono scatenare attacchi debilitanti.

Studi condotti da centri di eccellenza, come la Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York, evidenziano il ruolo determinante delle abitudini quotidiane nella frequenza e nell’intensità degli episodi. Sebbene ogni cefalea si manifesti in modo unico, alcune cause ricorrenti legate a dieta, ritmi di vita e tensioni emotive consentono interventi mirati per ridurne l’impatto.

L’alimentazione riveste un’importanza primaria. Nei soggetti con sensibilità al glutine o celiachia, cibi contenenti questa sostanza possono provocare infiammazioni, favorendo l’insorgenza di mal di testa. Alimenti ad alto indice glicemico, alterando i livelli di zucchero nel sangue, risultano problematici per alcune persone. Saltare i pasti, soprattutto la colazione, accresce il rischio di crisi, in particolare durante periodi di digiuno. L’idratazione, altrettanto essenziale, previene episodi legati alla riduzione del volume di sangue e dell’ossigenazione cerebrale. La caffeina, pur offrendo sollievo bloccando i recettori dell’adenosina, può incrementare la frequenza degli attacchi se assunta regolarmente o interrotta bruscamente. L’alcol, invece, scatena crisi in circa tre quarti delle persone affette, a causa di infiammazioni o disidratazione.

In parallelo, il sonno svolge un ruolo fondamentale. Ricerche dimostrano che adolescenti con orari scolastici posticipati, dopo le 8:30, registrano una minore incidenza di cefalee, grazie a un migliore allineamento con i ritmi circadiani. L’insonnia aggrava l’intensità degli attacchi, mentre un riposo regolare ne riduce la frequenza. Analogamente, la sedentarietà è associata a un aumento degli episodi, evidenziando i benefici di uno stile di vita attivo.

Lo stress si configura come un ulteriore fattore determinante. Uno stile di vita frenetico è strettamente correlato alla cefalea, mentre la depressione accresce il rischio di forme croniche. Traumi infantili o eventi su larga scala, come la pandemia di Covid-19 o calamità naturali, possono intensificarne la gravità.

Per affrontare l’emicrania, i farmaci offrono soluzioni efficaci: paracetamolo e antinfiammatori non steroidei sono indicati per attacchi lievi, mentre i triptani rappresentano la scelta principale per episodi severi. Ma intervenire sulle cause profonde risulta indispensabile. Diete prive di glutine eliminano la cefalea nei celiaci, mentre regimi a basso indice glicemico o ricchi di omega-3 riducono la durata degli attacchi. Nutrienti come la vitamina B2, presente in latticini, uova, carni magre e verdure verdi, migliorano la funzione mitocondriale, con benefici osservabili assumendo 100-200 milligrammi al giorno. Il magnesio, somministrato per via endovenosa in dosi di 1 grammo, ha eliminato il dolore in otto pazienti su dieci in 15 minuti.

Gli esperti consigliano di integrare alimenti ricchi di magnesio, come semi di zucca, verdure a foglia verde e noci, per ottenere benefici in due-quattro settimane. La melatonina, regolando i cicli circadiani, si è dimostrata efficace: un’indagine condotta in Brasile ha rilevato che, rispetto all’amitriptilina e al placebo, ha ridotto intensità e durata del dolore, con oltre la metà delle persone affette che ha registrato una diminuzione degli attacchi superiore al 50%, con minori effetti collaterali.

Tecniche di gestione dello stress, come la meditazione e il rilassamento muscolare progressivo, riducono la frequenza delle crisi. Gli esperti esortano a non sottovalutare i sintomi e a cercare trattamenti adeguati, sottolineando le numerose opzioni per migliorare la qualità della vita.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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