Il divieto assoluto dell’impiego di urea nel Bacino Padano a partire dal primo gennaio 2027 è un’imposizione insostenibile per le imprese agricole in assenza di una fase transitoria realmente attuabile e senza alternative valide presenti sul mercato. A dirlo è la giunta esecutiva di Confagricoltura, riunitasi a Palazzo della Valle, che, facendosi interprete delle istanze del territorio, pur riconoscendo la necessità di affrontare il problema legato alle emissioni, segnala che la bozza di Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria contiene alcuni aspetti critici fortemente impattanti sul settore agricolo, già in difficoltà. Preoccupa, in particolare, la mancanza di alternative valide per le aziende. Confagricoltura si è fatta quindi portavoce di queste istanze e ha scritto al ministro dell’Agricoltura chiedendo di istituire un Tavolo Permanente di Coordinamento, con la partecipazione delle Organizzazioni di rappresentanza agricola e delle Regioni, per trovare soluzioni praticabili.
I concimi azotati – evidenzia la Giunta confederale – rappresentano circa il 25 per cento del totale dei fertilizzanti utilizzati; l’urea circa il 12 per cento. Inoltre, negli ultimi anni l’Italia è stata virtuosa sull’uso dei fertilizzanti, riducendo di circa l’8 per cento l’utilizzo di concimi azotati a favore di fertilizzanti organici, grazie anche a un maggiore uso del digestato e degli effluenti zootecnici. Sono dati che testimoniano un percorso intrapreso da tempo e che, secondo Confagricoltura, deve procedere con gradualità senza compromettere le produzioni agricole, anche per evitare significativi costi aggiuntivi, stimati in almeno 150 euro per ettaro.
Nella missiva vengono inoltre segnalate le difficoltà relative alla mancanza di adeguate risorse per l’ammodernamento dei macchinari in chiave ecologica e per la ricerca dedicata. A queste carenze si aggiunge anche la mancanza di specifiche decisioni europee volte a rafforzare l’utilizzo del digestato equiparandolo ai fertilizzanti, passo strategico per ridurre la dipendenza dai concimi azotati e per semplificare al tempo stesso l’applicazione della direttiva nitrati. Il Piano – conclude la Giunta – in assenza di criteri chiari, un’adeguata valutazione di impatto e un sistema di monitoraggio in tempo reale, rischia di rimanere sulla carta, tradendo sia le attese di un comparto in profonda crisi, sia le esigenze degli agricoltori più virtuosi.