Da decenni, i farmaci ipolipemizzanti, noti come statine, sono prescritti a milioni di persone per abbassare il colesterolo e prevenire malattie cardiache. Parallelamente, i farmaci Glp-1, come Ozempic, stanno conquistando terreno nel trattamento del diabete e nella perdita di peso. Uno studio recente, tuttavia, evidenzia un’interferenza tra questi due trattamenti, rivelando un impatto inaspettato delle statine sul metabolismo, finora ignorato nella pratica medica.
Nel 2024, una ricerca pubblicata su Cell Metabolism ha mostrato che l’atorvastatina, tra le statine più diffuse, dimezza i livelli di Glp-1, l’ormone che regola la glicemia e che i farmaci per la perdita di peso imitano. Questo effetto rischia di compromettere il controllo del glucosio e favorire l’aumento di peso, entrambi fattori di rischio per le malattie cardiache. Ne emerge un paradosso metabolico: mentre le statine proteggono il cuore riducendo il colesterolo, possono alterare il metabolismo in modi che contrastano i benefici dei farmaci Glp-1.Uno studio clinico randomizzato ha monitorato per quattro mesi 30 individui trattati con atorvastatina, confrontandoli con un gruppo di controllo di 10 persone. I risultati hanno confermato una diminuzione del colesterolo, ma anche un lieve incremento della glicemia, un peggioramento della resistenza all’insulina e un netto calo di Glp-1. La causa è stata individuata nell’intestino: le statine riducono i batteri Clostridium, che producono l’acido biliare Udca, essenziale per stimolare la sintesi di Glp-1. Con una minore presenza di questi batteri, la produzione di Udca cala, influenzando negativamente la regolazione glicemica.
Esperimenti su animali hanno avvalorato queste conclusioni. Trapiantando microbi intestinali di individui trattati con statine in topi sani, si è riscontrata resistenza all’insulina e una riduzione di Glp-1. Ripristinando i batteri o somministrando Udca, gli effetti negativi sono stati annullati. Un’indagine pilota su cinque persone, in trattamento prolungato con statine, ha inoltre dimostrato che l’integrazione quotidiana di Udca migliora glicemia, resistenza all’insulina e livelli di Glp-1, senza compromettere i benefici sul colesterolo.
Questi dati confermano evidenze pregresse, come un’analisi del 2024 pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology, che ha rilevato un aumento del rischio di diabete di tipo 2 con dosi elevate di statine. La novità dello studio su Cell Metabolism consiste nell’aver individuato un meccanismo specifico: l’alterazione dei microbi intestinali che riduce Glp-1. Questa scoperta risulta determinante per i milioni di individui che gestiscono colesterolo e glicemia, ma non ha ancora trovato spazio nel dibattito clinico.
Il cardiologo del Baszucki Group, Bret Scher, evidenzia la necessità di considerare la salute metabolica nella prescrizione delle statine. Sebbene efficaci nel ridurre il colesterolo Ldl, il loro impatto sulla resistenza all’insulina richiede un confronto più approfondito con i pazienti, spesso trascurato. Similmente, il ricercatore di Harvard Nick Norwitz sottolinea l’importanza del consenso informato, affinché gli individui possano valutare rischi ed effetti collaterali insieme al proprio medico. La scarsa risonanza della scoperta può essere attribuita alla pubblicazione su Cell Metabolism, una testata di prestigio ma poco consultata dai clinici, che prediligono riviste come The New England Journal of Medicine o The Lancet. Inoltre, l’assenza di studi successivi potrebbe derivare da motivazioni economiche: l’atorvastatina, oggi un generico, non offre incentivi per finanziare ricerche su integratori economici come l’Udca.
La lezione principale non è rinunciare alle statine, ma integrarle con uno stile di vita sano. Dieta, esercizio fisico e abitudini quotidiane devono costituire la base del trattamento, con integratori come l’Udca valutati solo dopo un dialogo informato con il medico. La ricerca sottolinea l’esigenza di un sistema sanitario che approfondisca scoperte scomode, anziché relegarle a riviste accademiche, per consentire ai pazienti decisioni consapevoli sui rischi e i benefici dei trattamenti.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.