Apple apporterà modifiche alle politiche dell’App Store in Europa, consentendo agli sviluppatori di promuovere e vendere servizi digitali al di fuori dello store, in risposta a un ordine della Commissione Europea. Il 22 aprile, la Commissione aveva multato Apple per 500 milioni di euro per violazione dei cosiddetti obblighi “anti-steering” del Digital Markets Act, che impone di permettere agli sviluppatori delle app di informare i clienti su offerte alternative esterne all’App Store.
Apple avrebbe impedito, secondo la Commissione, agli sviluppatori di vendere attraverso canali alternativi, imponendo restrizioni tecniche e commerciali. Con un termine di 60 giorni per adeguarsi, pena sanzioni giornaliere del 5% del fatturato medio giornaliero (circa 50 milioni di dollari, dato il fatturato 2024 di Apple di oltre 391 miliardi di dollari), Apple ha introdotto nuove regole. Gli sviluppatori possono ora promuovere e vendere in una “destinazione” a loro scelta, come siti web, mercati alternativi o altre app, accessibili dentro o fuori dall’applicazione.
Le nuove norme prevedono due opzioni: l’Alternative Terms Addendum for Apps, che consente pagamenti in-app e l’indirizzamento a offerte esterne, e lo StoreKit External Purchase Link Entitlement Addendum, che impone una commissione del 5% sulle app.
Le regole hanno suscitato critiche, tanto che Tim Sweeney, amministratore delegato di Epic Games, in un post su X ha definito il sistema di Apple «palesemente illegale» in Europa e Stati Uniti, accusando l’azienda di penalizzare le app con pagamenti concorrenti, bloccando aggiornamenti automatici, supporto clienti e condivisione familiare e rendendo l’esperienza «intenzionalmente miserabile» per utenti e sviluppatori.
Ma l’Ue ha intensificato i controlli nei confronti di diversi colossi tecnologici americani, non solo Apple: ad aprile, Meta è stata multata di 200 milioni di euro per “limitare” la scelta dei clienti, mentre a marzo Alphabet è stata sanzionata per aver favorito i propri servizi su Google Search e violato le regole su Google Play. Le due aziende hanno criticato le decisioni, avvertendo di danni a innovazione e consumatori europei.
Claudia Ascensao Nunes, una editorialista per diversi giornali portoghesi, ha definito le leggi Ue come il Dma una «cortina di ferro digitale», sostenendo che l’Europa, sfruttando l’impossibilità per le big tech di abbandonare il mercato, impone regole che diventano standard mondiali. L’amministrazione Trump ha reagito: il 21 febbraio, il presidente ha firmato un memorandum per proteggere le aziende Usa da «estorsioni straniere».