La Commissione Europea chiede una “Schengen militare” in risposta all’aggressività russa

di Redazione ETI/Victoria Friedman
22 Novembre 2025 15:06 Aggiornato: 22 Novembre 2025 15:06

La Commissione Europea ha recentemente presentato un pacchetto per la mobilità militare volto a facilitare lo spostamento di truppe, carri armati e mezzi in tutti i 27 Stati membri dell’Ue. Nelle intenzioni, è una tappa verso la creazione di un vero e proprio «Schengen militare». La decisione rientra nel piano il ReArm Europe 2030 deciso da Ursula von der Leyen, concepito in risposta alle sollecitazioni americane rispetto alla creazione di un’autosufficienza militare del Vecchio Continente, che alleggerisca il peso della difesa europea che da ottant’anni grava sulle spalle degli Stati Uniti.

Kaja Kallas, alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Sicurezza, ha commentato che la rapidità negli spostamenti militari «è fondamentale per la difesa dell’Europa» e che «la prontezza difensiva dipende essenzialmente dalla capacità di portare carri armati e truppe dove servono, nel momento in cui servono». La Kallas ha poi osservato come l’Europa sia sottoposta «a minacce alla sicurezza senza precedenti», riferendosi ovviamente all’invasione russa dell’Ucraina e alle continue provocazioni russe nei cieli e nei mari europei.
In un discorso tenuto il 9 giugno a Chatham House, il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha infatti dichiarato che «la Russia potrebbe essere pronta a usare la forza militare contro la Nato entro cinque anni», esortando l’alleanza a rafforzarsi e a prepararsi a rispondere a minacce provenienti da diversi fronti.

Il 25 giugno scorso, durante un vertice Nato all’Aia, i Paesi membri hanno concordato l’obiettivo di destinare il 5 per cento del Pil alla difesa entro il 2035.
Tale impegno si articola in una spesa pari al 3,5 per cento del Pil per la difesa di base (armi, truppe e mezzi) e all’1,5 per cento per infrastrutture di difesa e sicurezza, quali protezione di oleodotti e cavi sottomarini, adattamento di strade, ponti e porti al passaggio di mezzi militari.
Tra le misure previste dalla Commissione, figurano inoltre una semplificazione normativa che renda più agevole il transito dei militari oltre i confini nazionali e la riduzione dei tempi di autorizzazione agli spostamenti transfrontalieri delle truppe dagli attuali 45 giorni a 3 giorni, una pastoia burocratica «semplicemente inaccettabile» ha commentato la Kallas, considerato che l’invasione/annessione della Crimea da parte della Russia è avvenuta ben «undici anni fa».
«Investire nelle infrastrutture è cruciale» ha insistito Kaja Kallas: «Se un ponte non regge un carro armato da 60 tonnellate, è un problema; se una pista d’atterraggio è troppo corta per un aereo cargo, non possiamo rifornire le nostre truppe». Il concetto, in fondo, «è semplice: più velocemente possiamo muovere le forze, più forte è la nostra capacità di deterrenza e difesa».

In proposito, la Commissione Europea ha comunicato di aver identificato circa 500 «punti critici» da eliminare lungo i corridoi strategici della mobilità militare. Progetti già in corso prevedono aumento della capacità di porti e aeroporti, rafforzamento di ponti e allargamento di tunnel.

Andrius Kubilius, commissario per la Difesa e lo Spazio, ha a sua volta sottolineato: «Un’Europa forte deve poter contare sia su un’industria della difesa adattiva e innovativa, sia sulla capacità di spostare le proprie forze e risorse con rapidità e su vasta scala». L’obiettivo di Bruxelles, ora, «è realizzare un’area di mobilità militare a livello Ue entro il 2027  […] che consenta un’efficace circolazione dei trasporti militari, la condivisione delle risorse tra gli Stati membri e il reciproco supporto in situazioni di emergenza».

La Commissione presenterà queste misure proposte al Consiglio Europeo e al Parlamento Europeo per l’adozione formale.


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