La rinnovata alleanza fra Stati Uniti e Arabia Saudita

di Redazione ETI/Ryan Morgan
18 Novembre 2025 16:46 Aggiornato: 18 Novembre 2025 17:50

Oggi 18 novembre il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman torna alla Casa Bianca, dopo sette anni spesso non facili per le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Pur non trattandosi di una visita di Stato ufficiale, Trump riceverà il principe con una cerimonia d’arrivo e, dopo diversi colloqui, vi sarà una cena ufficiale in serata.

Il motivo principale del viaggio del principe arabo in America è la cooperazione in ambito difensivo tra Washington e Riyadh. «Abbiamo rivisto le relazioni saudita-americane e analizzato i modi per incrementare la nostra collaborazione in ottica strategica», ha infatti dichiarato il ministro della Difesa saudita Khalid bin Salman Al Saud, in un recente post dopo un incontro con il ministro degli Esteri americano Marco Rubio.

A maggio il presidente americano aveva firmato un accordo per la vendita all’Arabia Saudita di armamenti per 142 miliardi di dollari, nell’ambito di un pacchetto commerciale da 600 miliardi destinato a rinsaldare i legami economici.

Il 17 novembre Donald Trump ha annunciato l’intenzione di autorizzare la vendita di caccia F-35 all’Arabia Saudita. Tuttavia, l’ex ambasciatore statunitense in Arabia Saudita Michael Ratney, ha osservato che nonostante l’interesse saudita per gli F-35, i sauditi puntano allo sviluppo di un’industria difensiva interna a lungo termine, e Trump potrebbe quindi proporre un accordo militare con Riyadh mediante un ordine esecutivo, analogamente a quanto fatto con il Qatar.
Fatto di enorme importanza nell’economia della visita del principe arabo, è che Trump abbia ribadito il suo auspicio che l’Arabia Saudita aderisca presto agli Accordi di Abramo, non solo per normalizzare le relazioni diplomatiche con Israele ma anche nell’ambito della “cintura strategica” est-ovest che l’amministrazione Trump vuole realizzare quale baluardo strategico all’espansionismo sino-russo in Asia, in Medio Oriente e in Nord Africa.

In questo senso, nel suo intervento all’Onu del settembre 2023, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva lasciato intendere che un’intesa diplomatica con l’Arabia Saudita fosse vicina, ma la guerra scatenata dall’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre 2023 ha bloccato il processo di avvicinamento fra i due Stati mediorientali.
L’Arabia Saudita, dal canto suo, ha più volte ribadito che non intende procedere a una normalizzazione con Israele senza una chiara prospettiva di passi concreti verso la creazione di uno Stato palestinese, proposta che Netanyahu ha sempre rigettato. Vedremo, quindi, se Trump riuscirà a convincere il principe ereditario saudita. Gregg Roman, direttore esecutivo del Middle East Forum, ritiene che la proposta di vendita degli armamenti possa costituire per Trump una leva per indurre Riyadh a avvicinarsi a Israele.

Come nel suo primo mandato, al suo ritorno alla Casa Bianca quest’anno, Donald Trump ha scelto l’Arabia Saudita per la sua prima visita ufficiale, sottolineandone l’importanza strategica.

I 600 miliardi di dollari annunciati a maggio prevedono investimenti in vari settori nei due Paesi, fra cui data center per l’intelligenza artificiale, infrastrutture energetiche e sanità. Durante l’incontro, è quindi possibile che vengano annunciati ulteriori sviluppi su queste partnership: da anni Riyadh cerca di diversificare l’economia riducendo la dipendenza dal petrolio, puntando ad attrarre investimenti stranieri nei settori dell’Ia e dell’alta tecnologia.

 

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