Quattro antichi imperi che hanno segnato la Storia

di Redazione ETI/Walker Larson
24 Novembre 2025 17:35 Aggiornato: 24 Novembre 2025 17:35

Le grandi civiltà della Grecia, di Roma e dell’Egitto dominano l’immaginario collettivo e gli studiosi interessati possono trovare scaffali interi di libri dedicati a questi imperi antichi tanto importanti e influenti. Eppure, numerosi altri regni e imperi, raramente citati nei libri di Storia, sono sorti, hanno combattuto, trionfato e sono caduti nel corso della lunga marcia dei secoli.

Avviciniamoci ad alcune di queste civiltà meno conosciute che, nonostante siano rimaste nell’ombra rispetto ad altre più famose, hanno comunque contribuito a plasmare in modo significativo il mondo come lo conosciamo oggi.

Necropoli di Naqsh-e Rostam, Shiraz, Iran, Patrimonio dell’Umanità. CC BY-SA 3.0

ITTITI

La civiltà ittita costituiva un importante impero dell’antichità, il cui popolo abitava gran parte dell’Anatolia, penisola dell’odierna Turchia e, al suo apice, si estendeva fino alla Siria settentrionale. È il più noto tra i diversi popoli anatolici del II millennio a.C. affermatosi come uno dei potenti del tempo. Le prime testimonianze storiche della presenza degli Ittiti risalgono intorno al 1700 a.C., ma la loro storia è ancora materia di studio, basato sulle numerose tavolette di argilla, circa trentamila ritrovate in Turchia e altre in Siria ed Egitto. Ma è soprattutto l’Antico Testamento che fornisce i riferimenti principali nei resoconti in cui vengono citati come nemici degli Israeliti, mentre il Libro della Genesi  li descrive come discendenti di Cam, figlio di Noè. Gli Ittiti vengono menzionati anche nelle Lettere di Amarna, una raccolta di tavolette di argilla scambiate tra l’Egitto e l’antico Vicino Oriente antico, tra le quali figurano due testi incisi in caratteri cuneiformi ittiti che trattano questioni diplomatiche.

La città originaria e antica capitale degli Ittiti era Hattusa, già nota in precedenza come importante centro religioso e culturale e Hattusili I (che significa Uomo di Hattusa), uno dei fondatori dell’impero, ricostruì la città e conquistò il territorio circostante. Suo nipote, Mursilli, continuò le imprese militari del nonno marciando lungo il fiume Eufrate e conquistando la dinastia babilonese degli Amorrei. Quasi duecento anni dopo, nella seconda fase importante della civiltà ittita, nota come Nuovo Regno (1400-1200 a.C.), gli Ittiti entrarono in conflitto con l’Egitto per il controllo della Siria. In una delle tavolette ritrovate si leggono i dettagli del trattato di pace fra Ittiti ed Egizi, stipulato nel 1259 a.C. dopo ventiquattro anni di guerre, ed esempio di uno dei primi trattati di pace internazionali, che portò i due popoli a un patto di mutua difesa e a matrimoni tra Ittiti ed Egiziani.

Tavola di bronzo con scrittura cuneiforme che riporta il trattato di pace tra Tudhaliya IV e Kurunta di Tarhuntassa (1235 a.C.). Bernard Gagnon/CC BY-SA 3.0

Dal punto di vista politico, il regno ittita era governato da un potente monarca che agiva come giudice supremo, capo militare e capo religioso; gli Ittiti credevano che il re dopo la morte diventasse un dio. Dal punto di vista culturale ed economico, erano un popolo agricolo. Contribuirono all’avvento dell’età del ferro scoprendo e lavorando i filoni di argento e ferro che attraversavano l’Anatolia. Alla caduta dell’impero ittita, nel 1200 a.C., la città venne distrutta e, pur restando occupata nei secoli successivi, non raggiunse mai lo splendore dell’antichità.

L’ingresso della Porta della Sfinge alla città di Hattusa, nell’odierna Turchia, è una delle più grandi sculture esistenti della civiltà ittita. Bernard Gagnon/CC BY-SA 3.0

IMPERO PERSIANO

Nel racconto dello storico greco antico Erodoto, i persiani erano gli antagonisti nello scontro titanico tra l’antico popolo dell’odierno Iran e le città-stato greche. Intorno alla seconda metà del V secolo a.C., nel corso delle guerre greco-persiane, la Persia era già un impero vasto e opulento, mentre la Grecia era ancora poco più di una confederazione di tribù in guerra tra loro, che lottavano per emergere come forza dominante nel mondo mediterraneo. Il conflitto tra queste potenze ebbe un ruolo centrale nella formazione del mondo antico, con l’inaspettata vittoria dei Greci che mise un freno al potere persiano e affermò la Grecia come coalizione dominante di popoli della regione.

L’Impero persiano discendeva dal leggendario sovrano assiro Achemene, il quale diede il nome ai discendenti della casa reale achemenide, e resistette a lungo anche dopo queste guerre, proprio come era esistito ben prima di esse, dominando su territori di Asia, Europa e Africa. Ciro il Grande fondò l’impero intorno al 559 a.C. e dopo pochi decenni Dario I, uno dei suoi successori, decise di inviare i suoi eserciti per sottomettere i ribelli greci ai confini del suo impero, che si estendeva dalla Macedonia a est fino al lago d’Aral a nord e al Golfo Persico e al deserto arabo a sud. I persiani divisero il territorio in province, satrapie, guidate da un satrapo, governando i popoli conquistati con mano relativamente liberale.

La tomba di Ciro il Grande, situata a Pasargadae, in Iran. Bernd81/ CC BY-SA 4.0

Nel corso dei secoli, tuttavia, i satrapi cominciarono a costruire basi di potere indipendenti e l’esercito divenne una combinazione disordinata ed eterogenea di vari popoli che parlavano lingue diverse e utilizzavano armi diverse. Diversi re si succedettero fino all’ultimo, Dario III che nel 334 a.C., con un impero ormai in declino, fu sconfitto da Alessandro Magno. Tuttavia, i persiani lasciarono un’eredità duratura che contribuì a forgiare gli imperi successivi, come quello di Alessandro stesso e quello dei romani.

REGNO DI AXUM

Nel IV secolo a.C., il Regno di Axum o Aksum emerse come potente civiltà africana nella tarda antichità e resistette fino al Medioevo. Al suo apice, controllava l’Eritrea, l’odierna Etiopia e parti dello Yemen, del Sudan, della Somalia e dell’Arabia Saudita. La sua posizione geografica lo avvantaggiò durante il periodo di massimo splendore dell’Impero Romano, poiché occupava un crocevia tra l’Arabia, l’Africa e le regioni greco-romane, consentendogli l’accesso a ricche rotte commerciali. La posizione e il clima assicuravano inoltre alla sua popolazione un terreno fertile favorevole all’agricoltura. Il Regno di Axum sfruttò appieno la sua posizione privilegiata per  l’esportazione di oro, avorio, gusci di tartaruga, corna di rinoceronte, incenso, mirra, smeraldi, sale, animali e schiavi. Le sue merci uscivano lungo la rete di rotte commerciali, finendo in molte terre lontane, come l’India e la Cina. La sua vocazione di stato cosmopolita lo rese importante luogo d’incontro di una grande varietà di culture, egiziana, nubiana, araba e indiana. Degno di nota è lo sviluppo di un proprio alfabeto, ge’ez, rimasto alla base di diverse lingue africane odierne.

Stele del re Ezana, ad Axum, Etiopia. Pzbinden7/CC BY-SA 3.0

Axum ha il primato di essere la prima nazione africana a coniare le proprie monete e il primo Stato dell’Africa subsahariana ad abbracciare ufficialmente il cristianesimo. Secondo la tradizione, un fenicio cristiano di nome Frumenzio divenne consigliere alla corte di Axum e tutore del principe Ezana il quale, una volta salito al trono, dichiarò il cristianesimo religione ufficiale dello Stato. Le monete della sua epoca furono le prime a raffigurare una croce. Il regno raggiunse il suo apice tra il III e il V secolo, ma alla fine cadde in concomitanza con l’ascesa dell’Islam nel VII secolo, non prima però di aver trasmesso il cristianesimo al resto dell’Africa subsahariana.

IMPERO KMER

Tra gli imperi più recenti dell’Oriente, la civiltà Khmer spicca come entità influente nella storia politica e artistica del Sud-Est asiatico continentale. Al culmine della sua gloria, l’impero di influenza indiana si estendeva su parti della Cambogia, del Laos, del Vietnam e della Thailandia, con molte splendide città caratterizzate da un’ingegneria idraulica avanzata.

Nell’802 d.C., il principe cambogiano Jayavarman II dichiarò l’indipendenza dei Khmer da Giava, nell’odierna Indonesia, e si attribuì, secondo i riti tradizionali indù, i titoli di Re-Dio e Re del Mondo. Il regno fondato da Jayavarman continuò a controllare un gruppo di stati più piccoli dando inizio a un vasto impero. Uno dei suoi successori, Yasovarman I, regnò dalla fine del IX secolo all’inizio del X secolo, fondò la capitale del regno, oggi città di Angkor, uno dei più grandi siti archeologici del mondo.

Altri sovrani khmer degni di nota furono Rajendravarman II, che governò durante la metà del X secolo e inaugurò un periodo di prosperità che durò quasi cento anni. Suryavarman I, che governò dall’inizio alla metà dell’XI secolo, espanse l’impero nell’odierna Thailandia e aggiunse circa trenta città alla corona Khmer.

Struttura centrale di Angkor Wat nell’odierna Cambogia. Suryavarman II attuò una riforma religiosa e fece costruire il tempio. Jakub Halun/ CC BY-SA 4.0

Suryavarman II estese ulteriormente il controllo dei Khmer, attuò una riforma religiosa e fece costruire il tempio di Angkor Wat. Edificato originariamente nel 1150 in onore del dio Vishnu probabilmente come osservatorio, il tempio di Angkor Wat fu trasformato in struttura buddista alla fine del 1100. Rimane il più grande monumento religioso del mondo.

L’Impero Khmer raggiunse il suo apice sotto Jayavarman VII, tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Jayavarman governò per trenta anni e divenne noto per i progetti architettonici e culturali reali che ordinò. L’adozione del buddismo da parte dell’Impero Khmer portò a scambi culturali con Sri Lanka, India e Cina, nonché alla diffusione delle idee e dell’arte buddista in tutto il Sud-Est asiatico.

Nonostante la sua potenza, l’Impero Khmer finì per cadere sotto l’invasione nel 1431, seguendo il destino che tutti gli imperi alla fine devono accettare. La sua civiltà scomparve e i suoi monumenti furono in gran parte sepolti dalla polvere e dalla sabbia. Eppure il nostro mondo ha l’aspetto che ha in parte grazie all’influenza invisibile di imperi dimenticati, come quelli di Hattusa, Persia, Aksum e Khmer.