Nordio: sovraffollamento carcerario lede la dignità della persona, ma l’indulto non è la soluzione

di Agenzia Nova
15 Novembre 2025 13:17 Aggiornato: 15 Novembre 2025 13:17

Il sovraffollamento carcerario «lede la dignità della persona ma misure lineari e automatiche, come la storia ci insegna, non sono strumenti risolutivi». Lo afferma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che aggiunge: «Nel luglio 2006, con il governo Prodi, la popolazione detentiva era pari a 60.710 detenuti. Con l’indulto del 2006 furono rimessi in libertà il 36% dei detenuti. Risulta, però, che già nel febbraio 2008 le presenze detentive aumentarono nuovamente a 51.195 e nel luglio 2009 a 63.472, in misura addirittura superiore a quella registrata tre anni prima, mantenendo peraltro una crescita costante. Inoltre, nel giro di soli tre anni fu registrata una recidiva del 48%».

Nordio prosegue: «Questi numeri dimostrano che le misure lineari e automatiche non funzionano, dovendosi diversamente adottare misure che tengano conto delle specificità trattamentali dei singoli detenuti. In questa direzione e in attuazione della normativa già esistente, abbiamo accertato che 10.105 detenuti cosiddetti definitivi – con pena residua sotto i 24 mesi, per reati diversi dagli ostativi di cui all’articolo 4 bis Ordinamento penitenziario e che negli ultimi 12 mesi non hanno riportato sanzioni disciplinari gravi – sono potenzialmente fruitori di misure alternative alla detenzione in carcere. Di conseguenza, il ministero, ha istruito una task force che ha già attivato interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti penitenziari per favorire la definizione delle posizioni. La collaborazione istituzionale sta consentendo un iter più veloce delle pratiche già incardinate innanzi i Tribunali di sorveglianza, attraverso lo scambio di dati e notizie riguardanti i singoli detenuti».