Sull’educazione sessuo-affettiva «la Lega ha fatto marcia indietro. Il ministro dirà di no, ma è così: un dietrofront che ha un significato politico preciso. Si torna ora al ddl Valditara originario, su cui continueremo a dare battaglia, perché loro stessi hanno eliminato quel che avevano introdotto in commissione». Lo ha affermato Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, in un’intervista a La Repubblica. «Questo correttivo, dice Manzi, non basta. E andremo avanti perché il disegno di legge continua a escludere le scuole dell’infanzia e le scuole elementari dalle attività di educazione sessuo-affettiva che invece, secondo noi, in modalità adatte a ciascuna fase dello sviluppo e della maturità infantile, andrebbero affrontate. E perché prevede, alle superiori e alle medie, il consenso informato dei genitori», ha aggiunto.
Il consenso informativo è sbagliato, secondo l’esponente del Pd, «perché burocratizza e ostacola il via libera ai progetti già in atto nelle scuole e che già sono condivisi nel momento in cui le famiglie s’informano sul piano dell’offerta formativa, firmano un patto di corresponsabilità con le scuole, sono rappresentate nei Consigli di istituto. L’ulteriore consenso informato rappresenta un atto di sfiducia verso le competenze degli insegnanti. E crea, cosa ancor più grave, una disparità tra gli studenti: non tutte le famiglie sono ugualmente pronte a dare il loro assenso alle attività e ai progetti legati all’educazione sessuo-affettiva. Così si penalizzano ed escludono proprio quei ragazzi e quelle ragazze che provengono da famiglie e contesti che più avrebbero bisogno di accedere al confronto. E questo avviene mentre aumentano le malattie sessualmente trasmissibili, le violenze di genere, il bullismo e il cyberbullismo. Il governo vuole una scuola à la carte», ha concluso Manzi.




