La Siria ha accettato di entrare nella coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti per combattere l’organizzazione terroristica Isis. L’annuncio è giunto in occasione della visita ufficiale del presidente siriano Ahmed al-Sharaa alla Casa Bianca, il 10 novembre, primo incontro di un capo di Stato siriano con un presidente americano dal 1946, anno dell’indipendenza del Paese.
Il ministro dell’Informazione, Hamza al-Mustafa, ha reso noto che Damasco ha firmato «una dichiarazione di cooperazione politica» con la Coalizione internazionale per sconfiggere l’Isis, della quale fanno parte altri ottantanove Paesi. «L’accordo ha natura politica e, per ora, non contempla componenti militari», ha precisato al-Mustafa in una nota diffusa su X. L’intesa – ha poi spiegato il ministro siriano – riflette l’impegno della Siria nella lotta al terrorismo e a favore della stabilità regionale. Durante i colloqui, i due leader hanno anche affrontato il tema dell’integrazione delle Forze democratiche siriane nell’esercito regolare, con l’obiettivo di «unificare le istituzioni e garantire la stabilità» in Siria.
Al centro dell’incontro vi sono stati anche progetti di cooperazione economica, gli investimenti statunitensi in Siria e l’alleggerimento delle sanzioni, che Trump ha sospeso per altri 180 giorni, ma la cui rimozione definitiva richiederebbe un intervento del Parlamento.
Verso una nuova fase dei rapporti Washington-Damasco
In un’intervista rilasciata a Fox News, il presidente siriano ha dichiarato che la sua nazione è entrata «in una nuova era dei rapporti con gli Stati Uniti» dopo la caduta del regime di Assad: «il nostro obiettivo è che la Siria non sia più considerata una minaccia alla sicurezza, ma un alleato strategico e un Paese in cui gli Stati Uniti possano investire, in particolare nel settore del gas». Ahmed al-Sharaa ha poi riconosciuto la necessità della presenza militare americana in Siria, ma in modo «coordinato con il governo siriano».
Ahmed al-Sharaa è salito al potere nel dicembre 2024, dopo la fuga del dittatore Assad a Mosca che ha messo fine a oltre mezzo secolo di dominio dinastico sulla Siria. In passato, al-Sharaa ha guidato l’organizzazione terrorista jihadista Hayat Tahrir al-Sham, che ha cacciato Assad dopo tredici anni di guerra civile. Gli Stati Uniti, nell’ottica della normalizzazione dei rapporti con la Sira, hanno rimosso pochi mesi fa Hayat Tahrir al-Sham dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.
Fondatore del Fronte al-Nusra, ramo siriano di al-Qaeda, Ahmed al-Sharaa era stato accusato di aver preso parte a sequestri e uccisioni di civili, inclusa la strage di venti drusi nella provincia di Idlib nel 2015; accuse cadute con la “ripulitura” della sua figura da parte di Washington.
L’incontro di novembre alla Casa Bianca tra Donald Trump e l’ex terrorista al-Sharaa è giunto sei mesi dopo quello di Riad, durante il quale Trump aveva invitato al-Sharaa ad aderire agli Accordi di Abramo, il processo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e vari Paesi arabi. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha definito il vertice nell’ambito dell’azione del presidente degli Stati Uniti volta «a dialogare con chiunque, ovunque nel mondo, in nome della pace».
Il giorno prima dell’incontro con Trump, al-Sharaa ha incontrato la comunità siriana di Washington, accompagnato dall’inviato speciale statunitense per la Siria, Tom Barrack.
Nel settembre scorso, al-Sharaa aveva parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – primo presidente siriano a farlo dal 1967 – chiedendo la revoca totale delle sanzioni e rappresentando all’Onu le necessità di avviare l’opera di ricostruzione della Siria.
Al termine dell’incontro alla Casa Bianca, il presidente americano ha rinnovato il proprio auspicio che la Siria «diventi un Paese stabile e prospero» dicendo di ritenere al-Sharaa in grado di riuscire nell’impresa.




