Proseguono a fatica le consultazioni su Gaza per tra i mediatori e gli Stati garanti, parallelamente all’attività diplomatica americana presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di promuovere una proposta di risoluzione per l’istituzione di una forza internazionale nella Striscia per un periodo di almeno due anni. L’iniziativa è in linea con le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore il 10 del mese scorso, mediato da Egitto, Qatar, Stati Uniti e Turchia.
La Testata americana Axios ha pubblicato martedì una bozza della proposta, secondo la quale si prevede di concedere agli Stati Uniti e agli altri Paesi che vi prenderanno parte, un mandato con ampi poteri per gestire la Striscia di Gaza e garantirne la sicurezza fino alla fine del 2027, con possibilità di proroga. Nella stessa notizia si cita un funzionario americano secondo cui la bozza dovrebbe servire da base per i negoziati tra i membri del Consiglio di Sicurezza nei prossimi giorni, con l’obiettivo di dispiegare il primo contingente militare a Gaza già a gennaio. E si tratterà di una «forza esecutiva, non di una forza di mantenimento della pace». La differenza è grossa: un contingente militare dotato di “forza esecutiva” può usare – a propria discrezione – la forza in modo diretto per imporre la sicurezza e l’ordine pubblico, intervenendo attivamente per stabilire o ristabilire condizioni di sicurezza e/o il controllo sul territorio, mentre la forza di pace si limita solo a mantenere una pace già esistente. A questo punto è chiaro che quello di stanza a Gaza non sarà un “contingente di pace”.
Secondo fonti autorevoli dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’Anp stessa discuterà il testo della proposta con il gruppo arabo presso le Nazioni Unite, con l’obiettivo di chiederne l’approvazione emendamenti. L’Autorità Nazionale Palestinese chiede che la risoluzione venga approvata in conformità con il Capitolo 5 o il Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite e chiede inoltre chiarimenti sulla natura delle operazioni del contingente militare, sulla durata del mandato e sul suo ruolo. Il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, chiede che venga definito un ruolo centrale per l’Anp, che consenta di portare avanti l’iniziativa per uno Stato palestinese indipendente.
Fonti politiche israeliane sentite da Epoch affermano che, sebbene la maggior parte delle clausole della proposta siano accettabili per Israele, Gerusalemme si oppone all’approvazione della risoluzione ai sensi del Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di adottare misure militari per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Il governo israeliano inoltre osserva che, sebbene l’inclusione di una clausola sul disarmo di Hamas sia una conditio sine qua non, si prevede una forte opposizione palestinese.
D’altra parte, Israele si oppone fermamente all’integrazione delle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese nel contingente, così come alla partecipazione delle forze militari turche. Si prevede che Israele trasmetterà le sue osservazioni a Washington questa settimana in forma di bozza preliminare; si attendono ulteriori commenti dall’Europa e dagli Stati arabi.
Sempre secondo le fonti israeliane, la Turchia non farà parte del contingente militare internazionale di stanza a Gaza, ma Israele non potrà impedire il coinvolgimento di Ankara nella ricostruzione della Striscia attraverso investimenti e finanziamenti di progetti. Non è ancora stato deciso quali Paesi parteciperanno al contingente multinazionale; ma alcuni paesi arabi hanno espresso disponibilità ad aderire secondo la natura del mandato che sarà determinato, e si prevede che Indonesia, Pakistan e Azerbaigian ne faranno parte.
A Gerusalemme – date le molteplici controversie sulla composizione e le missioni della forza – si prevedono difficoltà nell’ottenere il sostegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, soprattutto da parte dei membri permanenti Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. Quindi, la forza internazionale potrebbe venire istituita con una decisione unilaterale americana e senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza. Ma gli altri Stati mediatori non sarebbero disposti ad accettare nulla di simile. Trump, tuttavia, resta determinato a promuovere l’istituzione della forza e il suo dispiegamento sul terreno. Su Gaza sta insomma per iniziare un nuovo, ennesimo, braccio di ferro.




