Una valutazione finale incentrata sul valore complessivo dello studente, bocciatura per chi fa “scena muta”, Carta docente anche ai precari e stanziamenti per i rinnovi contrattuali del personale scolastico. Sono alcune delle principali novità del disegno di legge per la riforma dell’esame di Stato per le scuole superiori, approdato oggi alla Camera dei Deputati dopo l’approvazione in Senato lo scorso 15 ottobre.
Si torna all’esame “di maturità” una definizione che, oltre a introdurre novità concrete sul piano organizzativo e valutativo della prova, vuole comunicare l’intento simbolico di valorizzare il «grado di maturazione personale, di autonomia e di responsabilità» degli allievi – si legge nel testo del ddl.
Per l’onorevole Fabio Roscani (Fratelli d’Italia), intervenuto il 27 ottobre nella prima discussione del testo a Montecitorio, «con questa riforma il Governo sceglie di mettere al centro lo studente e di superare una visione nozionistica dell’istruzione, per restituire pieno valore al percorso di crescita di studenti e studentesse».
Opinione non condivisa dalla deputata Valentina Ghio (Partito Democratico), secondo cui «Togliere la parola ‘Stato’ non è un gesto neutro, ma un messaggio politico. Significa trasformare una prova pubblica, che certifica conoscenze e competenze riconosciute dalla Repubblica, in una valutazione individuale che fa quasi riferimento al profilo psicologico della persona. Così si arretra rispetto alla dimensione nazionale e collettiva dell’esame, quella che assicura a tutti gli studenti, in qualunque parte dell’Italia essi si trovino, lo stesso valore del giudizio al termine del percorso scolastico».
Cambia, in parte, la struttura dell’esame: restano due prove scritte (una di italiano e una di indirizzo) ma si rinnova il colloquio orale, che verterà su quattro discipline individuate dal ministero dell’Istruzione e del Merito ogni anno entro gennaio. Nel colloquio si valuteranno non solo conoscenze e competenze, ma anche capacità critica, autonomia, senso di responsabilità e cittadinanza attiva. Per chi sceglierà di fare “scena muta”, invece, scatterà in automatico la bocciatura.
Le commissioni (una ogni due classi) saranno composte da un presidente esterno, due commissari esterni e due interni, mentre la soglia per ottenere il bonus finale viene abbassata da 97 a 90 punti, per ampliare la platea degli studenti che possano accedere alla “lode”. L’“alternanza scuola-lavoro” torna alla denominazione di “formazione scuola-lavoro”, per rimarcare la dimensione educativa dell’esperienza.
Tra le novità in vista per i docenti, il Governo prevede di riallocare risorse già stanziate per finanziare il rinnovo contrattuale del personale scolastico relativo al triennio 2022-2024. È previsto inoltre un aumento strutturale dei fondi per la formazione specifica dei professori che partecipano alle commissioni di maturità, con lo stanziamento di 3 milioni di euro in più dal 2026 e 11 milioni dal 2027. In più, la “Carta Docente” da 500 euro viene estesa anche a insegnanti con contratto di supplenza annuale e al personale educativo, ma con alcune restrizioni: l’acquisto di «hardware e software sarà consentito solo in occasione della prima erogazione e, successivamente, con cadenza quadriennale a partire dall’anno scolastico 2025/2026».
La filiera formativa tecnologico-professionale, il cosiddetto modello “4+2” introdotto nel 2024 in via sperimentale, entra ufficialmente nell’ordinamento scolastico nazionale. Si tratta di un percorso formativo che integra scuole tecniche e professionali, Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) e imprese, per offrire una formazione pratica e continua orientata al lavoro e ai settori produttivi del Made in Italy.
Il ddl Valditara introduce inoltre norme specifiche per i viaggi di istruzione, imponendo che le gare di appalto per i trasporti valorizzino la sicurezza, l’accessibilità e la competenza dei conducenti.
Sul fronte infrastrutturale, il Governo stanzia 15 milioni di euro annui fino al 2036 per potenziare e rinnovare l’edilizia scolastica.
Per combattere la dispersione scolastica nel Mezzogiorno, viene istituito un fondo da 3 milioni di euro per il 2026, destinato alle scuole inserite nel programma “Agenda Sud”. Le risorse serviranno a acquistare dispositivi digitali, sussidi didattici e attrezzature sportive.



