Arabia Saudita e Stati Uniti stanno conducendo colloqui per un nuovo accordo di difesa basato su un principio simile all’ordine presidenziale recentemente firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump riguardo al Qatar. Questo secondo una recente notizia del Financial Times. Scopo dell’accordo sarebbe lo stabilire che un attacco all’Arabia Saudita venga considerato una minaccia per la pace e la sicurezza degli Stati Uniti e stabilire un quadro per una cooperazione militare e di intelligence più interconnessa di quella attuale.
Un alto funzionario di Washington ha dichiarato al Financial Times che le parti stanno discutendo la possibilità di annunciare l’accordo durante la prossima visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman alla Casa Bianca il mese prossimo, ma i dettagli non sarebbero ancora stati concordati. Il ministero degli Esteri americano ha dichiarato al quotidiano che la cooperazione in materia di sicurezza con il regno è un «fondamento della strategia regionale» senza fornire ulteriori dettagli.
La visita di Bin Salman sarà la prima negli Stati Uniti dal 2018 e si svolgerà in un contesto di significativi cambiamenti nella situazione della sicurezza regionale. Il rapporto afferma che, secondo le stime di Washington, il principe ereditario cercherà un impegno americano più chiaro per la difesa del suo regno. I commentatori americani citati dal quotidiano britannico ritengono che Trump possa emettere un ordine presidenziale o annunciare un nuovo accordo bilaterale, che fornirebbe a Riad un deterrente più efficace contro le varie minacce presenti in Medio Oriente e includerebbe rapidi meccanismi di coordinamento in caso di escalation. L’amministrazione statunitense sembra sia interessata a collegare l’iniziativa di difesa con un processo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele. Tuttavia, Bin Salman ha ripetutamente chiarito che Riad normalizzerà le relazioni con Israele solo dopo che Gerusalemme accetterà lo Stato palestinese.
Firas Maksad, consulente per il Medio Oriente presso l’Eurasia Group, ha dichiarato al Financial Times: «Dopo la decisione parallela sul Qatar, mi aspetto progressi simili con l’Arabia Saudita […] Credo che questo sia un accordo più solido rispetto ai suoi predecessori»; per l’analista, una stretta cooperazione militare con Washington è una condizione essenziale per il successo degli enormi piani di investimento di bin Salman negli Stati Uniti, che ammontano a mille miliardi di dollari. Ma, secondo altri osservatori, finché la “questione palestinese” non sarà risolta, un accordo così vincolante è difficile che venga accettato da Donald Trump.
L’Arabia Saudita ha recentemente firmato un accordo di difesa strategica con il Pakistan, secondo Maksad anche allo scopo di «segnalare a Washington e Israele che il regno sta diversificando le sue alleanze militari». Non perché esista al mondo un alleato militare altrettanto forte e affidabile come gli Stati Uniti, quanto piuttosto per ritagliarsi un maggiore «margine di manovra» e «assicurarsi una posizione centrale nel nuovo assetto» mediorientale.
L’Arabia Saudita è uno dei maggiori acquirenti di armi al mondo e ha annunciato un accordo record da 142 miliardi di dollari durante la visita di Trump nel regno lo scorso maggio, che prevede potenziamento dell’aeronautica, nuovi sistemi di difesa missilistica, nuovi equipaggiamenti navali e sicurezza delle frontiere, al punto che la Casa Bianca ha definito l’accordo «il più grande accordo di difesa della Storia».