Una nave della guardia costiera cinese il 12 ottobre ha speronato un’imbarcazione governativa filippina nelle acque del Mar Cinese Meridionale, usando anche i cannoni ad acqua. La nave danneggiata, la BRP Datu Pagbuaya, ha riportato danni strutturali di lieve entità nell’impatto, e nessun membro dell’equipaggio è rimasto ferito. L’imbarcazione filippina attaccata dalla guardia costiera della dittatura cinese, non è un’unità della marina ma opera alle dipendenze dall’Ufficio per la pesca, e ha la funzione di prestare assistenza ai pescatori filippini. Il Consiglio nazionale per la navigazione delle Filippine ha diffuso una severa nota di condanna: «Esprimiamo la più ferma censura nei confronti di questo ennesimo atto di aggressione da parte della Guardia costiera della Cina.»
Secondo quanto comunicato dalla Guardia costiera filippina, tre unità dell’Ufficio pesca erano ancorate presso l’isola di Thitu (o Pagasa) quando le navi cinesi si sono avvicinate aprendo i cannoni ad acqua, e una di esse ha speronato la nave filippina con l’equipaggio a bordo. Il Consiglio marittimo filippino parla di aggressione deliberata.
Da parte cinese, il portavoce della Guardia costiera Liu Dejun ha replicato che le navi ufficiali filippine «hanno violato l’area, ignorando ripetute diffide e avvicinandosi pericolosamente» ai mezzi cinesi, circostanza che avrebbe provocato la collisione.
In un video pubblicato su Facebook dalla Guardia costiera delle Filippine si vede nitidamente la nave cinese che mette in azione il cannone ad acqua contro un vascello battente bandiera filippina. L’imbarcazione dell’Ufficio pesca risulta chiaramente impegnata a tentare di evitare l’unità della guardia costiera cinese.
«L’aggressione che abbiamo subito oggi non fa che rafforzare la nostra determinazione», ha dichiarato l’ammiraglio Ronnie Gil Gavan, comandante della Guardia costiera filippina. «La comunità dei pescatori filippini vive grazie a queste acque, e né i cannoni ad acqua né gli speronamenti ci faranno arretrare».
Washington ha espresso solidarietà a Manila tramite una dichiarazione su X: «Gli Stati Uniti condannano le azioni aggressive della Cina che violano il diritto internazionale e appoggiano le Filippine nella difesa di un Indo-Pacifico libero e aperto», ha scritto l’ambasciatrice statunitense Mary Kay L. Carlson.
L’episodio si inserisce nel quadro della disputa ormai decennale per il controllo delle rotte di traffico del Mar Cinese Meridionale, arterie cruciali per il transito marittimo e il commercio mondiale. I fondali sono inoltre ritenuti ricchi di giacimenti di petrolio e gas naturale.