A due anni dallo scoppio della guerra contro l’organizzazione terroristica Hamas nella Striscia di Gaza, le autorità israeliane hanno diffuso un nuovo bilancio complessivo delle perdite militari e civili. Secondo quanto riportato da «Channel 12», il ministero della Difesa, l’Istituto nazionale di previdenza e l’associazione Eran (Assistenza psicologica di emergenza) hanno reso noti «numeri senza precedenti» riguardanti vittime, feriti e persone affette da disturbi post-traumatici. Dal 7 ottobre 2023, data di inizio del conflitto, sono morti 1.152 militari e membri delle forze di sicurezza israeliane, di cui il 42 per cento con meno di 21 anni. Tra le vittime figurano 1.035 membri delle Forze di difesa israeliane (Idf), 100 agenti della polizia, nove appartenenti allo Shin Bet e otto dello Shabas (il servizio carcerario). Secondo il rapporto, oltre 6.500 persone si sono aggiunte alla «famiglia del lutto nazionale», tra cui quasi 2.000 genitori, 351 vedove e 885 orfani. Sul fronte civile, l’Istituto nazionale di previdenza segnala 978 cittadini israeliani uccisi in attacchi e attentati dall’inizio della guerra, tra cui 62 minori.
Inoltre, 80 mila persone risultano riconosciute come vittime di «atti di ostilità», la maggior parte delle quali (oltre 30 mila) per traumi di natura psicologica. Il conflitto ha anche prodotto gravi ripercussioni sul piano mentale e sociale. L’associazione Eran riferisce di aver ricevuto 637 mila richieste di aiuto in due anni, con un forte incremento dei casi legati a depressione, ansia, isolamento e problemi relazionali. «Quasi una chiamata su due riguarda disturbi post-traumatici o lutti diretti», ha dichiarato l’organizzazione. Oltre 120 mila militari e riservisti si sarebbero rivolti ai servizi di sostegno psicologico per «solitudine e stress acuto». «Channel 12» evidenzia che, complessivamente, lo Stato ha versato oltre 1,7 miliardi di shekel (circa 420 milioni di euro) in indennizzi e sussidi destinati alle famiglie delle vittime e ai civili colpiti da traumi fisici o psicologici.