Donald Trump dà l’ultimatum a Hamas

di Artemio Romano
3 Ottobre 2025 19:53 Aggiornato: 3 Ottobre 2025 19:56

«L’intesa con Hamas deve essere raggiunta entro domenica sera, alle ore 18 di Washington». Questo l’ultimatum che Donald Trump ha dato a Hamas via Truth. E questa è l’ultima occasione: in caso di mancata accettazione «contro Hamas si scatenerà un inferno mai visto». Per il presidente degli Stati Uniti la misura è colma: «in un modo o nell’altro – dice – ci sarà pace in Medio Oriente».

Nel suo post, il presidente degli Stati Uniti ha ricordato il ruolo nefasto svolto dall’organizzazione terroristica islamista in Medio Oriente: «Da anni Hamas, spietata e violenta, è una minaccia per il Medio Oriente. Ha uccise e distrutto la vita [alle persone, ndr] fino a arrivare al massacro del 7 ottobre in Israele, quando neonati, donne, bambini, anziani e giovani […] sono stati massacrati. A seguito di quell’attacco alla civiltà, oltre 25 mila miliziani di Hamas sono già stati eliminati. La maggior parte dei restanti è accerchiata e intrappolata dall’esercito [israeliano, ndr], in attesa che io dia l’ordine di procedere, e le loro vite vengano spente in un attimo. Quanto agli altri, sappiamo chi sono e dove sono: verranno braccati e uccisi».
Insomma siamo agli sgoccioli, e il messaggio di Trump ormai è tanto chiaro quanto spietato: non è Netanyahu, ora, che decide le sorti di Hamas, ma il presidente americano in persona. E i miliziani che dovessero sfuggire all’eliminazione che sta per aver luogo a Gaza (a meno che non accettino il piano di pace) rifugiandosi in Cisgriordania – o persino in Pakistan, viene da pensare stando a alcune notizie – sono già tutti inquadrati nel mirino, e non hanno scampo.

Donald Trump si è poi rivolto direttamente ai palestinesi, invitandoli a spostarsi verso zone più sicure della Striscia: «Chiedo che tutti i palestinesi innocenti lascino immediatamente quest’area, che rischia di trasformarsi in un luogo di morte, e si trasferiscano in altre parti di Gaza più sicure. Ci sarà chi li assisterà al meglio. Questo è l’ultimo avvertimento».

Secondo il piano di pace concordato fra Stati Uniti, Israele e gran parte delle nazioni mediorientali, Gaza dovrà essere deradicalizzata e completamente purificata dal terrorismo. Ed è prevista la sua ricostruzione e la rifondazione del suo sistema economico.
Dopo quest’ultima dilazione, il cui termine perentorio scadrà entro le ore 24 italiane di domenica 5 ottobre, dovranno essere liberati tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, e le ostilità dovranno tutte cessare immediatamente. Israele dovrà inoltre rilasciare 250 terroristi palestinesi condannati all’ergastolo, in certi casi da decenni, più altri 1.700 terroristi catturati dopo l’attacco del 7 ottobre 2023.

L’amministrazione della Striscia di Gaza sarà affidata a un comitato palestinese composto da tecnici e privo di affiliazioni politiche, sottoposto alla supervisione di un “Consiglio per la pace”, presieduto da Trump e formato da capi di Stato tra cui il (controverso) primo ministro britannico Tony Blair.

Il documento stabilisce inoltre che nessun abitante di Gaza dovrà essere costretto a abbandonare la propria terra e che Hamas sarà escluso da ogni forma di amministrazione.
Sarà infine dispiegata una Forza militare internazionale di stabilizzazione, incaricata di addestrare e fornire sostegno ai nuovi reparti delle forze di polizia di Gaza – i cui membri saranno sottoposti a verifica di non appartenenza a alcuna organizzazione terroristica – in collaborazione con Giordania e Egitto.

Tutte cose che, sperabilmente, dovrebbero verificarsi a prescindere dal fatto che Hamas accetti o meno il piano di pace. Con la differenza che, in caso di rifiuto da parte dell’organizzazione terroristica che controlla Gaza, prima si dovrebbe passare attraverso un’offensiva militare infernale, in cui purtroppo molti altri civili palestinesi potrebbero morire. Non resta che pregare che non succeda: che Hamas si arrenda.

 


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