Schlein: Meloni più dura con Flotilla che con Netanyahu

di Agenzia Nova
28 Settembre 2025 11:09 Aggiornato: 28 Settembre 2025 11:09

«Qualcuno prima o poi ci dovrà spiegare perché nel momento in cui Crosetto manda una nave in soccorso, la nostra premier prende la clava per attaccare la Flotilla più duramente di quanto abbia mai fatto con i massacri di Netanyahu. È più impegnata a cercare lo scontro che a trovare una soluzione. Purtroppo Meloni dimostra ancora una volta la sua subalternità a Trump e quindi a Netanyahu». Lo afferma in un’intervista a Repubblica, la segretaria del Pd Elly Schlein, che ringrazia nuovamente il presidente Mattarella «per aver riconosciuto l’alto valore umanitario della missione portata avanti dalla Sumud Global Flotilla. Le sue parole restituiscono l’onore all’Italia».

«Meloni – aggiunge – è andata alle Nazioni Unite per dividere la nostra, di nazione, attaccando oltre alla Flotilla giudici e opposizioni. Nessun premier aveva mai osato tanto. Ha affermato che quanto sta accadendo in Italia, dove si è alzata un’ondata di sdegno per i massacri del governo israeliano, non è per dare sollievo a Gaza ma per creare problemi a lei. Ma davvero pensa che tra le centinaia di migliaia di persone scese in piazza per la Palestina non ci sia uno che l’ha votata? L’ho già ribadito alla Camera: esca dalla sua megalomania».Il ministro Piantedosi, che aveva lanciato un allarme sulla possibilità di nuovi scontri, «dovrebbe tenere sotto controllo gli allarmi, non lanciarli. Ho trovato gravi le sue dichiarazioni», continua Schlein. «La gestione dell’ordine pubblico è compito del governo. Ed è pericoloso sostenere che i promotori di qualsiasi manifestazione siano responsabili di qualunque atto commesso da frange di violenti. Così come dire che tutti dovrebbero dotarsi di servizi d’ordine: non sempre è possibile e questo minerebbe l’art.17 della Costituzione: i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente. Sennò significa che anche di eventuali infiltrati debba rispondere chiunque organizzi una protesta. Mi pare il solito tentativo di criminalizzare il dissenso», spiega.


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