I Tomahawk possono ribaltare le sorti della guerra in Ucraina

di Giovanni Donato
27 Settembre 2025 9:14 Aggiornato: 27 Settembre 2025 9:14

Volodymyr Zelensky ha chiesto a Donald Trump la fornitura di missili a lunga gittata Tomahawk, armi devastanti con cui Kiev sarebbe in grado di colpire anche Mosca. L’obiettivo di Kiev è dotarsi di un deterrente strategico non-nucleare per colpire infrastrutture militari russe in profondità, per riequilibrare l’asimmetria con la Russia e spingere Vladimir Putin al tavolo delle trattative. La notizia è stata riportata da diverse fonti (quali Telegraph, Wall Street Journal e New York Post). Non è la prima volta che Kiev avanza tale richiesta: era inclusa in una lista di armamenti presentata agli Stati Uniti, ma finora era stata rifiutata.

Questa richiesta – che risulta essere stata accolta in modo positivo dal presidente americano – rappresenta la naturale escalation di un conflitto che Trump ha recentemente dato segno di voler fermare con le cattive, dopo che le buone non hanno funzionato. Il presidente degli Stati Uniti, fra l’altro, ha ammesso di fronte al mondo intero il proprio errore di valutazione rispetto alla pacificazione della guerra in Ucraina, riconoscendo di aver sopravvalutato i propri «ottimi rapporti» con Putin, aggiungendo però che “l’operazione lampo” in Ucraina si è risolta in un fiasco militare e nel totale screditamento della potenza russa. Immediatamente dopo il discorso all’Onu, Trump ha impostato il cambio di tono con Cremlino aggiungendo anche che l’Ucraina può facilmente essere messa in grado dalla Nato di riconquistare i territori occupati dall’esercito russo.
Un vero e proprio assist per Zelensky, che non ha perso tempo, e nel successivo colloquio col capo della Casa Bianca ha subito chiesto i micidiali Tomahawk americani.
L’incontro, descritto sia Zelensky e che fonti diplomatiche citate dalla stampa americana come «estremamente positivo», ha visto Kiev avanzare una richiesta inclusa nel suo «piano di vittoria» segreto, le cui parti “secretate” pare propongano un «pacchetto di deterrenza non nucleare» sul territorio ucraino. Zelensky ha espresso irritazione per il fatto che la notizia sia trapelata, col rischio di minarne l’esito positivo. In ogni caso, Zelensky è apparso comprensibilmente elettrizzato – dopo tre anni e mezzo di invasione – all’idea di ricevere i Tomahawk americani e poter finalmente “rimettere a posto le cose”: «Se i funzionari russi rifiutano di terminare la guerra, faranno meglio cercarsi il rifugio antiaereo più vicino».

I Tomahawk sono missili lanciati da piattaforme navali o terrestri dotati di una testata da 450 chili e noti per la loro precisione, e permetterebbero a Kiev di far pagare a Mosca “occhio per occhio” gli attacchi alle centrali elettriche e alle diverse infrastrutture civili ucraine distrutte durante questa guerra. E permetterebbero a Kiev anche di colpire obiettivi civili, con lo stesso obiettivo con cui il Cremlino colpisce quelli ucraini: seminare il terrore fra la popolazione e scatenare una rivolta popolare contro Putin e il suo apparato di potere.

«Se loro attaccano la nostra energia, il presidente Trump approva che noi rispondiamo colpendoli sull’energia» ha infatti detto Zelensky. Donald Trump ha risposto in modo positivo, dicendo «ci lavoreremo» e dichiarandosi «aperto a revocare le restrizioni all’uso da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio», secondo fonti citate dal Wsj. Nel frattempo il presidente americano ha dato a Zelensky luce verde per il contrattacco, incoraggiandolo a «colpire a sua volta» il territorio russo, suggerendo persino di mirare non solo a Mosca ma anche a San Pietroburgo per aumentare la pressione su Putin.
In parallelo, il ministro degli Esteri americano Marco Rubio ha esortato gli alleati europei a interpretare questa apertura della Casa Bianca «nel modo più positivo possibile», mentre il Parlamento autorizzava Trump a imporre sanzioni su Paesi come Cina e India che aiutano la Russia. Insomma: se finora per Putin la guerra è stato un fiasco, da qui in avanti rischia di trasformarsi in un boomerang.

Per Kiev, i Tomahawk non rappresentano solo un modo per colpire le centrali elettriche russe, ma uno strumento che permetterebbe all’Ucraina di interrompere le offensive nemiche e difendere meglio le città, oltre che di colpire importanti obiettivi strategici, logistici e di comando ben oltre il fronte in territorio russo.
Gli analisti militari confermano che i Tomahawk potrebbero essere una vera e propria svolta, sia per la loro efficacia, sia per il loro vantaggio tattico (superiore a quello degli Atacms). Putin si troverebbe quindi obbligato a riorganizzare le proprie difese e disperdere risorse, riducendo l’offensiva al fronte

Dal punto di vista del tavolo delle trattative, fornire i Tomahawk (che sono l’equivalente dei Kalibr russi), da un lato potrebbe dare a Kiev un potere contrattuale notevole e costringere Putin a negoziare, ma dall’altro rischierebbe la ritorsione nucleare ripetutamente minacciata da Putin anche alla Nato. L’ipotesi di colpire Mosca è vista come un punto di non ritorno, alzando drasticamente i rischi per la sicurezza mondiale e aprendo a ritorsioni contro obiettivi Nato. E questi (fondati) timori danno un polso della situazione molto allarmante: se Mosca ritiene di avere il “diritto” di colpire Kiev senza riconoscere all’avversario l’ovvio diritto di fare altrettanto, questo significa che si ha a che fare con una gruppo di potere “folle”.
Un gruppo di potere, quello che attualmente controlla il Cremlino, che evidentemente si ritene al di sopra delle normali regole della guerra, che presume di avere il diritto di attaccare (e magari annientare) a piacimento uno Stato estero e eventualmente tutti i suoi alleati, disconoscendo completamente ogni principio di auto-limitazione e di proporzionalità. Un gruppo di potere che dà segno di comportarsi all’esatto opposto di quello che storicamente lo ha preceduto, quello sovietico, che per decenni ha saputo gestire un rapporto di equilibri con gli Stati Uniti in base all’equo e, a modo suo, razionale principio della deterrenza (nucleare e convenzionale) reciproca. Mai come ora gli anni della Guerra Fredda sono sembrati lontani.

 


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