Netanyahu all’Onu: se sono qui è solo per confutare le vostre menzogne

di Redazione ETI
26 Settembre 2025 18:13 Aggiornato: 26 Settembre 2025 21:05

«Signor Presidente, signore e signori, io non avevo intenzione di venire qui quest’anno: il mio Paese è in guerra, lottando per la sua sopravvivenza. Ma dopo aver sentito le menzogne e le diffamazioni rivolte al mio Paese da molti degli oratori su questo podio, ho deciso di venire qui e di mettere le cose in chiaro. Ho deciso di venire qui per parlare a nome del mio popolo». Questo l’esordio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alle Nazioni Unite.

Emblematicamente, decine di delegati hanno lasciato la sala dell’Assemblea Generale mentre Netanyahu saliva sul podio, mentre gli spettatori si alzavano in piedi per accoglierlo con un’ovazione.

Il capo del governo israeliano ha duramente condannato i Paesi occidentali per il fatto di appoggiare la creazione dello Stato palestinese, accusandoli di aver ceduto alle pressioni di attivisti e altri soggetti che hanno imputato a Israele crimini di guerra contro i palestinesi a Gaza: «Questa settimana, i leader di Francia, Gran Bretagna, Australia, Canada e altri Paesi hanno riconosciuto incondizionatamente uno Stato palestinese. Lo hanno fatto dopo gli orrori commessi da Hamas il 7 ottobre, orrori applauditi quel giorno da quasi il 90% della popolazione palestinese». Netanyahu ha poi ribadito la totale contrarietà allo Stato palestinese perché «riconoscere la Palestina incoraggia Hamas e indebolisce le prospettive di pace» e si è rivolto a Hamas: «rivolgo un appello ad Hamas: deponete le armi, lasciate andare gli ostaggi, tutti, liberateli e fatelo ora. Se lo farete, sopravviverete, altrimenti Israele vi darà la caccia e vi troverà». Una sorta di ultimatum che ribadisce l’offerta/minaccia più volte fatta dal primo ministro israeliano ai terroristi di Hamas: “arrendetevi ora, finché siete in tempo, altrimenti vi elimineremo tutti”.

Netanyahu è salito sul podio dopo i leader arabi e musulmani che questa settimana hanno accusato Israele di genocidio, carestia provocata deliberatamente e crimini di guerra a Gaza. Il governo israeliano ha negato con veemenza queste accuse, come respinge la decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti di Netanyahu per crimini di guerra. Israele non riconosce la Corte e nega di aver commesso crimini di guerra a Gaza. Alle accuse, il capo del governo israeliano ha risposto così: «Ci accusano di affamare deliberatamente Gaza ma Israele sta invece volontariamente sfamando Gaza, e se non c’è abbastanza cibo è perché Hamas lo ruba».
«Gran parte del mondo non ricorda più il 7 ottobre. Ma noi lo ricordiamo» ha poi detto Netanyahu, rivolgendosi agli ostaggi civili israeliani ancora trattenuti a Gaza dai terroristi di Hamas, e aggiungendo: «Noi non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo».

«Molti leader mondiali hanno ceduto […] sotto la pressione di stampa faziosa, di elettorati islamisti radicali e di folle antisemite. C’è un detto noto: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Ebbene, per molti Paesi qui presenti, quando il gioco si è fatto duro, voi avete capitolato», ha detto Netanyahu. «A porte chiuse, molti dei leader che ci condannano pubblicamente ci ringraziano. Mi dicono quanto apprezzino i nostri eccellenti servizi di intelligence, che hanno prevenuto più volte attacchi terroristici nelle loro capitali».

E poi la bordata a un’istituzione che, dopo decenni di crisi di credibilità, anche Netanyahu – dopo Donald Trump e Giorgia Meloni – dimostra di considerare  inutile: «La strada per la pace passa attraverso Gerusalemme e Ramallah, non per New York».

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