Giorgia Meloni: l’Onu non è più credibile e la globalizzazione è fallita

di Redazione ETI
25 Settembre 2025 11:37 Aggiornato: 25 Settembre 2025 16:56

Giorgia Meloni dà una strigliata alle Nazioni Unite: l’architettura dell’Onu stabilita 80 anni fa non è più valida, sia perché i tempi sono cambiati, ha detto il presidente del Consiglio, sia perché «multilateralismo, dialogo e diplomazia» con l’Onu di oggi «sono solo parole vuote». Soprattutto, in considerazione della struttura del Consiglio di Sicurezza, che ha come membri permanenti due regimi (Federazione Russia e Repubblica Popolare Cinese), che – si evince facilmente dal discorso della Meloni – sono rispettivamente colpevoli di guerre (in Ucraina) e di condotte predatorie (in Africa) che destabilizzano il mondo intero a diversi livelli, per cui, è il ragionamento «dobbiamo riconoscere che è necessaria, e urgente, una riforma profonda delle Nazioni Unite. Una riforma non ideologica, ma pragmatica e realista. Che rispetti la sovranità delle Nazioni e apra a soluzioni condivise». Giorgia Meloni chiede una rifondazione completa dell’Onu: «un’istituzione agile, efficiente, in grado di rispondere velocemente alle crisi. Trasparente nella missione, trasparente nei costi. Capace di ridurre al minimo la burocrazia, gli sprechi e le duplicazioni». Una riforma che «a partire dal Consiglio di Sicurezza» rispetti i principi di «eguaglianza, democraticità, rappresentatività e responsabilità», senza «gerarchie» e senza «seggi permanenti», che sono fra i fattori principali ad aver irrimediabilmente «minato la credibilità di questa istituzione».

Una credibilità persa – traspare chiaramente dal ragionamento del capo del governo italiano – a causa non solo dell’inettitudine e dell’irrilevanza che le Nazioni Unite hanno ampiamente dimostrato nell’evitare i conflitti, e nel porre fine a essi (che è il motivo per cui, in teoria, esiste l’Onu), come dimostrano l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra a Gaza.
Ma la crisi completa dell’Onu, fa capire la Meloni, si manifesta più che mai nella sua posizione nei confronti della piaga dell’immigrazione: «le convenzioni che regolano la migrazione e l’asilo […] sono regole sancite in un’epoca in cui non esistevano le migrazioni irregolari di massa e non esistevano i trafficanti di esseri umani». Convenzioni che non solo ora sono inadeguate, ma sono diventate perfino uno strumento di lotta politica e ideologica «quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate» e che oggi quindi «finiscono per calpestare il diritto, invece di affermarlo».

E poi la “bastonata”: «la comunità internazionale deve unirsi nel contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani. Le Nazioni Unite, al pari di altre istituzioni internazionali come l’Unione Europea, non possono voltarsi dall’altra parte o finire per tutelare i criminali nel nome di presunti diritti civili», e le «Nazioni Unite non possono ipocritamente considerare alcuni diritti umani meno meritevoli di essere tutelati rispetto ad altri» come ad esempio «la libertà religiosa» negata a «decine di milioni di persone in tutto il mondo» che vengono «perseguitate e massacrate» per il solo fatto di credere in Dio.

Nella parte centrale del discorso, il presidente del Consiglio italiano ha poi insistito sulla denuncia del modello ideologico globalista, ormai fallito: «trent’anni di globalizzazione fideistica sono finiti, ne sono stati sottovalutati i contraccolpi e oggi siamo davanti a ‘conseguenze inattese’, che inattese non erano, di grave portata […] Non è andato tutto bene, come pure veniva promesso» ha detto Giorgia Meloni, per poi rincarare: «le cose potranno andare molto peggio, se non fermeremo la creazione a tavolino di modelli di produzione insostenibili, come i ‘piani verdi’ che in Europa – e nell’intero Occidente – stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione».
L’attacco all’ideologia green è totale e senza mezzi termini: «La riconversione di interi settori produttivi sulla base di teorie che non tengono conto dei bisogni e delle disponibilità economiche delle persone, è stato un errore che provoca sofferenze nei ceti sociali più deboli e fa scivolare la classe media verso il basso, imponendo scelte di consumo non razionali». E ancora: «L’ecologismo insostenibile ha quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa, creato problemi negli Stati Uniti, causato perdite di posti di lavoro, appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza. E ciò che è più paradossale, non ha migliorato lo stato di salute complessivo del nostro pianeta».
Infine, in un appello alla razionalità e, se si vuole, al normale buon senso Giorgia Meloni propone alle Nazioni Unite «gradualismo delle riforme in luogo dell’estremismo ideologico» e un rispetto dell’ambiente che mantenga «l’uomo al centro».

 


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times