Erika Kirk perdona l’indiziato dell’assassinio del marito durante la cerimonia commemorativa in onore di Charlie Kirk: «Sulla Croce, il nostro Salvatore disse: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’. Quel giovane, io lo perdono – ha detto la vedova Kirk – Lo perdono perché è quello che ha fatto Cristo, ed è quello che avrebbe fatto Charlie». Dopo essersi asciugata le lacrime, Erika Kirk ha citato le Sacre Scritture e, invocando la grazia, ha rivolto un messaggio alle decine di migliaia di persone presenti e ai milioni di spettatori che seguivano la diretta in tutto il mondo, riaffermando il messaggio essenziale non solo del cristianesimo ma di tutte le religioni rette dell’Umanità: rispondere all’odio con l’odio non è mai la soluzione; semmai, è il problema.
«Quando dici: “Eccomi, Signore, usami”, Dio ti prende in parola. E lo ha fatto con Charlie – ha detto poi la vedova Kirk – sebbene Charlie sia morto troppo presto, era anche pronto a morire […] Lui non rimandava nulla. Ha lasciato questo mondo senza rimpianti». La giovane vedova ha anche detto che, sebbene suo marito sia morto troppo presto era anche «pronto a morire». Charlie Kirk sapeva di rischiare la vita, e molte volte, nei suoi raduni universitari, aveva rischiato di venire linciato; molte volte aveva ricevuto minacce di morte. Charlie Kirk non era mai stato «un seminatore di odio» come alcuni lo accusano. La verità, come spesso si vede accadere di questi tempi, era esattamente il contrario: Charlie Kirk è stato una vittima dell’odio. E lo è stato per il solo fatto di credere in determinati valori spirituali e morali.
«Nessun assassino potrà mai impedirci di alzarci in difesa di quei diritti», ha anche detto Erika Kirk, ricordando i valori per cui il marito ha vissuto ed è stato ucciso, rimarcando l’importanza della libertà di espressione, del dialogo aperto e del dibattito nei momenti difficili. «Quando perdiamo la capacità di comunicare, otteniamo violenza». E nel momento della massima disperazione, quando in ospedale ha visto il corpo senza vita del marito, ha trovato conforto nel vedere un «lievissimo sorriso» sul volto di Charlie: «Questo mi ha rivelato una grande misericordia di Dio nel pieno di questa tragedia […] che il miracolo rappresentato dalla vita di Charlie diventi il vostro “punto di svolta”» ha poi detto facendo riferimento all’organizzazione Turning Point Usa.
Charlie, ha continuato la vedova, voleva che la sua vita familiare servisse da modello per gli altri, affinché più persone potessero sperimentare la gioia che lui aveva trovato. Charlie e Erika erano sposati dal 2021 e avevano due figli, uno di un anno e l’altro di tre. «A tutti gli uomini che ci guardano in tutto il mondo – è stato l’appello di Erika – accettate la sfida di Charlie e abbracciate la vera virilità! Siate leader degni di essere seguiti». Poi il messaggio inviato alle donne: che le mogli sostengano le proprie famiglie con onore e dignità. «Siate virtuose! Noi siamo le custodi, le incoraggiatrici, le preservatrici».
Charlie, ha ricordato la vedova, era motivato dalla volontà di salvare la famiglia quale istituzione cardine della società e dell’esistenza umana, aiutando i «ragazzi persi dell’Occidente» in riferimento ai giovani (maschi) occidentali ormai incapaci di crescere, che spesso vengono bonariamente giustificati come affetti dalla cosiddetta “Sindrome di Peter Pan”, che sintetizza la mancanza di valori morali, e spesso di coraggio, che purtroppo affligge tanti giovani in questa epoca storica: «Giovani uomini che si sentono privi di una direzione, di uno scopo, di una fede e non sentono nessuna ragione per vivere; uomini che sprecano le proprie vite in distrazioni e consumati dal risentimento e dalla rabbia». Quei giovani persi e invischiati nella confusione del mondo «Charlie voleva aiutarli, voleva che trovassero una casa in Turning Point Usa e, quando andava nelle università, cercava di indicare loro una strada migliore», ha detto Erika Kirk, «mio marito, Charlie, voleva salvare proprio i giovani uomini uguali a quello che gli ha tolto la vita».