Perché l’Italia deve condannare i crimini del regime cinese

di Comitato di Redazione ETI
19 Settembre 2025 15:53 Aggiornato: 19 Settembre 2025 15:53

Matteo Salvini è favorevole alla cooperazione economica con la Repubblica popolare cinese – nello specifico, nel settore automobilistico – in un’intervista rilasciata a Xinhua, l’agenzia di stampa della dittatura comunista cinese. Il ministro dei Trasporti e vicepresidente del Consiglio, ha dichiarato che Italia e Repubblica Popolare Cinese «dispongono di vaste prospettive di collaborazione nel campo dell’automotive, delle strade intelligenti e di altri ambiti dei trasporti».
«Mentre noi ci adoperiamo per innalzare la velocità dei treni fino a 300 chilometri orari, la Cina sta già sperimentando i 400, i 450 e persino i 500 chilometri orari procedendo al contempo su guida autonoma, intelligenza artificiale e innovazione», aveva dichiarato Salvini, citato da Reuters, in occasione di una recente visita in Cina.

Un notevole cambio di prospettiva, quello di Matteo Salvini, che negli anni passati – specialmente quando era all’opposizione del governo Conte – aveva ripetutamente (e fondatamente) accusato il regime comunista cinese di non rispettare le regole del libero mercato, di aver diffuso nel mondo intero il Covid e di non rispettare i diritti umani. Mentre ora dimostra una certa ammirazione per la Cina, come si evince anche da un video girato nel porto di Shanghai e postato sul profilo X del ministro dei Trasporti.

Sia chiaro: tutti possono cambiare idea. E non è affatto intenzione di questo giornale attaccare personalmente Matteo Salvini. Come non è nostra intenzione attaccare qualunque altro politico, appartenente a qualunque schieramento. Tutt’altro: l’unica ragione di esistenza di questo giornale è quella di dare un servizio al lettore, riportando la verità dei fatti.
E capiamo anche quali siano le dinamiche della realpolitik. Che in un certo senso sono necessarie, specialmente per una nazione come l’Italia che, rispetto ad altre, è giovane e per diversi aspetti relativamente debole: una nazione nata per volontà di altre nazioni europee, che è da sempre costretta dalla Storia a confrontarsi direttamente con gli eventi più importanti della Storia stessa e con le potenze e le superpotenze del Pianeta, barcamenandosi tra il legittimo interesse nazionale, il senso morale e le pressioni e le interferenze che in Italia arrivano dall’estero.

Ma è anche (e soprattutto) nostra ferma convinzione che al mondo esistano il Bene e il Male. E che la linea che li separa non debba essere oltrepassata.

Questa Testata, voce rara nel panorama dell’informazione, denuncia regolarmente il Partito comunista cinese per quello che nei fatti è: un regime criminale che schiaccia sotto la propria tirannide un miliardo e 400 milioni di cinesi, un regime che depreda il resto del mondo delle tecnologie realizzate grazie al libero mercato e alla libera iniziativa, un regime che inquina più di ogni altro Paese al mondo, un regime che – per produrre auto elettriche “sottocosto” – ha di fatto colonizzato gli Stati africani produttori di terre rare, un regime che schiavizza due milioni di operai nello Xinjiang (per poter vendere merci a basso prezzo in Occidente), un regime che perseguita le minoranze etniche e religiose (cattolici “non allineati”, uiguri, praticanti della Falun Dafa e non solo), un regime che imprigiona i dissidenti nei campi di concentramento (dove spesso vengono picchiati e torturati a morte). Un regime tirannico che gestisce il più colossale mercato nero di organi umani al mondo: che espianta con la forza gli organi ai prigionieri di coscienza (spesso mentre sono ancora in vita e a volte senza anestesia) per poi trapiantare l’organo venduto a chiunque possa permettersi di pagarlo.

Per il bene di questa nazione, è nostra convinzione che sia giusto e necessario che l’Italia consideri il regime cinese per quello che realmente è. E che agisca di conseguenza, condannandolo pubblicamente per le azioni di cui è colpevole.


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