Prima udienza per l’indiziato dell’assassinio di Charlie Kirk

di Redazione ETI
17 Settembre 2025 9:46 Aggiornato: 17 Settembre 2025 9:46

Tyler James Robinson, l’indiziato dell’assassinio di Charlie Kirk, è rimasto quasi immobile durante la sua prima comparizione in tribunale ieri, 16 settembre. Robinson, detenuto in carcere sotto stretta sorveglianza (considerato lo stato mentale, c’è un serio pericolo di suicidio), è comparso davanti al giudice in videochiamata. L’imputato si è sporto leggermente in avanti e ha declinato il suo nome completo, come richiesto dal magistrato. Il giudice ha quindi elencato tutte le imputazioni a suo carico e ha accolto la richiesta di un ordine di protezione avanzata dalla vedova della vittima, Erika Kirk, i cui dettagli non sono stati immediatamente resi noti. L’aula era vuota, fatta eccezione per il giudice, i giornalisti e il personale della cancelleria.

Nel corso dell’udienza durata, quattordici minuti, il vice procuratore della contea, Chad Grunander, ha annunciato di aver depositato la richiesta della pena di morte per l’imputato.
Robinson è apparso alienato, ha annuito debolmente un paio di volte in risposta alle parole del giudice, dopo che quest’ultimo lo ha informato di averlo dichiarato “indigente” e di avergli quindi assegnato un avvocato d’ufficio. Il giudice ha poi comunicato a Robinson che rimarrà in carcere senza cauzione fino alla fine del processo, e ha fissato la prossima udienza per il 29 settembre, anch’essa in videoconferenza.
Robinson è accusato di omicidio aggravato, uso illegale di arma da fuoco con lesioni gravi, intralcio alla giustizia,  manipolazione di testimoni e reato violento commesso in presenza di minore

L’udienza di ieri rappresenta il primo passo nel procedimento a carico di Robinson. Rispondendo a una domanda di The Epoch Times Usa, il procuratore ha precisato che le autorità federali decideranno se formulare a loro volta delle accuse, il che potrebbe influenzare l’andamento del procedimento a livello statale.
Il vicedirettore dell’Fbi, Dan Bongino, ha dichiarato alla giornalista e podcaster Megyn Kelly che  l’indagine è tutt’altro che finita. Fatto confermato anche dal direttore dell’Fbi, Kash Patel, in udienza in Senato, che alla domanda se ritenga che nell’omicidio di Charlie Kirk possano essere coinvolte altre persone, ha risposto senza esitazione “sì”. Bongino ha precisato: «Stiamo inseguendo ogni pista possibile […] Non abbiamo affatto terminato le indagini su eventuali complici o istigatori». L’Fbi ritiene quindi che, benché Robinson – un giovane debole, cresciuto in una “famiglia serena” ma radicalizzato da ambienti (internet) “tossici” – sia l’assassino, potrebbe facilmente aver avuto dei complici e/o degli istigatori.
Il procuratore ha dichiarato che, al momento, non ci sono elementi per incriminare altre persone, ma che le forze dell’ordine stanno appunto «seguendo tutte le piste».

Quanto alle prove a carico del ventiduenne Tyler Robinson – che rischia la pena di morte mediante fucilazione – il procuratore ha poi rivelato che sul grilletto del fucile considerato l’arma del delitto è stato rinvenuto Dna compatibile con quello di Robinson. Non solo: Robinson risulta addirittura aver confessato due volte l’assassinio di Charlie Kirk: prima via chat (che è stata pubblicata dal New York Post) al suo “fidanzato”, un giovane in transizione da maschio a femmina  che, sconvolto, è stato definito estremamente collaborativo dalle autorità; e poi ai genitori, una volta tornato a casa.
La madre del giovane aveva infatti riconosciuto il figlio nelle immagini del sospettato diramate dall’Fbi dopo averne parlato col marito, che aveva confermato che l’individuo camuffato con cappello e occhiali scuri somigliava in modo impressionante a loro figlio.
I genitori di Robinson, con l’aiuto di un amico di famiglia collaboratore delle forze dell’ordine, sono poi riusciti alla fine a convincere il figlio a costituirsi, dopo che il giovane aveva minacciato di uccidersi, pur di non affrontare le conseguenze delle proprie azioni.
Quanto, infine, al movente, secondo il procuratore  il giovane avrebbe risposto ai genitori che nel mondo c’era troppa «malvagità» e che riteneva Kirk «un seminatore di odio», che quindi meritava di essere ucciso.

 


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