Il mondo arabo si riunisce a Doha per concordare la nuova linea dura con Israele

di Redazione ETI/Epoch Israele
15 Settembre 2025 17:09 Aggiornato: 15 Settembre 2025 17:09

I leader arabi e musulmani si riuniscono oggi, 15 settembre, a Doha, nell’ambito del vertice di emergenza arabo-islamico ospitato dal Qatar per discutere una risposta coordinata del mondo arabo all’attacco israeliano sul territorio del Qatar la scorsa settimana. Ieri si è tenuta a Doha una riunione preparatoria dei ministri degli Esteri e dei rappresentanti di 57 paesi arabi e islamici per discutere una bozza di dichiarazione condivisa in merito all’attacco israeliano, che ha fatto saltare in aria i complessi residenziali di diversi capi di Hamas a Doha. Il ministero degli Esteri del Qatar ha chiarito: «il vertice straordinario rifletterà la solidarietà arabo-islamica di fronte all’aggressione israeliana».
Il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha dichiarato all’apertura dell’incontro dei ministri degli Esteri arabi e musulmani che «il Qatar non rinuncerà alla propria sovranità o sicurezza nazionale» e affronterà qualsiasi minaccia al suo territorio nel rispetto del diritto internazionale, aggiungendo che l’operazione du Israele è un «precedente pericoloso», che i Paesi arabi e islamici devono prendere sul serio, e che le azioni di Israele dimostrano quanto non abbia limiti e voglia destabilizzare, Israele, il Medio Oriente. «Non dobbiamo rimanere in silenzio di fronte a questo comportamento barbarico, ma piuttosto adottare misure concrete a vari livelli per prevenire un ulteriore deterioramento», ha poi detto il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed bin Mohammed Al-Ansari, ha invece commentato il summit con toni più duri, parlando di «larga solidarietà arabo-islamica con il Qatar di fronte alla codarda aggressione israeliana», che ha causato la morte di cinque dirigenti di Hamas e di un funzionario della sicurezza del Qatar in un attentato di martedì scorso.

Cio detto, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha poi sottolineato che il Qatar continuerà a svolgere un ruolo di mediazione per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di prigionieri e ostaggi, insieme a Egitto e Stati Uniti.

Si prevede che molti leader del mondo arabo e islamico parteciperanno al vertice, in segno di solidarietà con il Qatar. I ministri degli Esteri dei paesi del Golfo, tra cui il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, sono arrivati ​​a Doha, e si è anche diffusa la notizia della partecipazione del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi. L’Iran ha confermato che il suo presidente, Massoud Pazakhian, parteciperà al vertice, così come il primo ministro iracheno Muhammad Shia al-Sudani. Anche il presidente della Mauritania e il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, hanno annunciato la loro partecipazione.
L’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo hanno espresso piena solidarietà al Qatar. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha parlato con l’emiro del Qatar e gli ha assicurato la piena assistenza del suo regno.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha telefonato all’emiro del Qatar esprimendogli solidarietà e incontrandolo persino a New York. Trump, il vicepresidente JD Vance, Marco Rubio e l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff hanno sottolineato che il Qatar è un affidabile alleato strategico degli Stati Uniti. In risposta a una pubblicazione sul sito web Axios, secondo cui il Qatar starebbe riconsiderando le sue relazioni con Washington, Doha ha chiarito che la cooperazione militare con gli Stati Uniti è «più forte che mai» e che questo è un tentativo di danneggiare gli stretti legami tra i due Paesi. Evidente lo sforzo, sia da parte qatariota che americana, di isolare come episodio a se stante l’attacco di Israele a Doha.

Il quotidiano qatariota Al-Quds Al-Arabi dice che in Qatar si respira un senso di shock, tradimento e disgusto in seguito all’attacco israeliano alla capitale Doha, che «ha lasciato una ferita che non guarirà. Questo dopo gli enormi sforzi profusi dal Qatar nel processo di mediazione per porre fine alla guerra israeliana a Gaza e nel tentativo di garantire il successo dell’accordo volto a frenare l’escalation causata dalle manovre e dai piani del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu». Dal punto di vista del Qatar, insomma, Israele avrebbe dimostrato di essere un “traditore”, per cui anche gli Stati che hanno stabilito relazioni con Israele saranno ora costretti a riconsiderare i propri rapporti.
Il Qatar sta già valutando un cambiamento radicale nel suo approccio a Israele. Fonti autorevoli hanno dichiarato al quotidiano Al-Quds Al-Arabi che non torneranno alla situazione precedente all’attacco e che Doha riconsidererà il suo ruolo di mediatore.

Fonti politiche israeliane, sentite dalla nostra consociata Epoch, affermano che l’amministrazione Trump stia lavorando dietro le quinte per abbassare i toni moderare le decisioni del vertice di Doha. Sul fronte interno, Israele starebbe aspettando la fine della conferenza e della visita ufficiale di Rubio per occupare Gaza City.