L’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (l’Epa) ha annunciato il 12 settembre una proposta per porre fine a un programma di rendicontazione dei “gas serra”, motivandola con l’inefficacia e gli elevati costi per le imprese americane.
Il Programma di rendicontazione dei gas serra «non ha alcun impatto concreto sul miglioramento della salute umana e dell’ambiente» ha infatti dichiarato l’agenzia in un comunicato, aggiungendo che l’eliminazione del programma comporterà un risparmio fino a quasi 2 miliardi e mezzo di dollari per le aziende americane. «Il Programma di rendicontazione dei gas serra non è altro che un’inutile burocrazia che non contribuisce in alcun modo a migliorare la qualità dell’aria», ha affermato l’amministratore dell’Epa Lee Zeldin nel comunicato. «Anzi: costa miliardi di dollari alle imprese e alle industrie americane, aumentando il costo della vita, mettendo a repentaglio la prosperità della nazione e danneggiando le comunità statunitensi. Con questa proposta, dimostriamo ancora una volta come adempiere agli obblighi statutari dell’Epa e alimentare il Grande Ritorno Americano non siano scelte in contraddizione fra loro».
Introdotto nel 2009 durante l’amministrazione del presidente Barack Obama, il Programma di rendicontazione dei gas serra fa parte di una legge in base alla quale le fonti che emettono 25 mila tonnellate o più di anidride carbonica all’anno sono obbligate a riportare i dati sulle emissioni insieme ad altre informazioni. E impone a 47 categorie di fonti, che coprono oltre 8 mila stabilimenti e aziende americane, di presentare annualmente il rapporto sui dati delle emissioni di gas serra,
L’annuncio dell’Epa rientra nell’attuazione di uno delle varie decine di ordini esecutivi firmati da Donald Trump il 20 gennaio 2025 (poche ore dopo aver giurato quale 47esimo presidente degli Stati Uniti) finalizzato a liberare la produzione energetica interna e a cancellare «regolamenti onerosi e basati unicamente sull’ideologia» che ostacolano lo sviluppo.
Alla luce di questa totale inversione di rotta, l’Epa ha avviato un totale riesame della normativa e ha sollecitato l’opinione pubblica sulla questione. Se finalizzata, la proposta dovrebbe eliminare gli obblighi di rendicontazione per la maggior parte degli impianti di grandi dimensioni, per tutti i fornitori di carburanti e gas industriali, e per i siti di iniezione di Co2 (un sistema che serve a ridurre le emissioni di “gas serra” causate da attività umane).
La “Coalizione per la cattura dell’anidride carbonica”, un’alleanza tra organizzazioni ambientaliste e sindacati, ha criticato la posizione dell’Epa sull’eliminazione del Ghgrp dicendo in un comunicato che questa decisione «mette a rischio miliardi di dollari in investimenti da parte delle imprese americane» in tecnologie di stoccaggio dell’anidride carbonica. Un’attività considerata nel migliore dei casi inutile (e nel peggiore dannosa) per l’ambiente da diverse centinaia di scienziati in tutto il mondo. A titolo di chiarimento del cosa significhi in concreto “catturare l’anidride carbonica”: secondo il ministero dell’Energia degli Stati Uniti, lo stoccaggio dell’anidride carbonica consiste nel separare le emissioni di anidride carbonica, appunto, da quelle industriali per poi immagazzinarle in formazioni geologiche localizzate in profondità nel sottosuolo, impedendo così il rilascio di Co2 nell’atmosfera.
La “Coalizione” sostiene che gli sviluppatori di questi progetti di imprigionamento del carbonio abbiano già investito circa 77 miliardi e mezzo di dollari in iniziative esistenti e imminenti, una cifra ben superiore ai 2 miliardi e mezzo di dollari di risparmi citati dall’Epa. Ma va sottolineato che, secondo la linea dell’amministrazione Trump, quei 77 miliardi e mezzo di dollari spesi per imprigionare l’anidride carbonica, non sono soldi investiti dalle aziende in attività produttive: sono soldi che le aziende sono state costrette dalla legge a sprecare in attività inutili. E quando c’è uno spreco, la cosa più importante è mettervi fine al più presto possibile.