Una sezione della Corte suprema brasiliana ha condannato l’ex presidente Jair Bolsonaro a ventisette anni di reclusione, al termine di un processo che lo ha ritenuto colpevole di cospirazione finalizzata alla sovversione dell’ordine democratico, a causa del fatto che Bolsonaro ha contestato il risultato elettorale che nel 2022 ha riportato Lula da Silva.
Il collegio, composto da cinque togati, ha emesso il verdetto di colpevolezza su cinque capi d’imputazione, tra cui tentativo di colpo di Stato, l’associazione a delinquere, eversione, violenze e grave minaccia al patrimonio pubblico, con aggravante del danneggiamento di “beni protetti”. La Corte suprema ha inflitto all’ex capo di Stato brasiliano una condanna complessiva a ventisette anni e tre mesi di reclusione. Bolsonaro diventa il primo ex presidente nella storia del Brasile a finire condannato per eversione.
La tesi dell’accusa (accettata dai giudici) incolpa Bolsonaro di irruzioni violente nei palazzi istituzionali compiute da suoi “fedelissimi”. Bolsonaro ha sempre respinto ogni addebito, denunciando di essere vittima di una sistematica persecuzione politica orchestrata da Lula da Silva. Il verdetto, deciso da quattro giudici su cinque, peggiora ulteriormente i rapporti tra Stati Uniti e Brasile: Donald Trump – che aveva già definito il procedimento a carico di Bolsonaro una «caccia alle streghe» chiedendone l’archiviazione – ieri ha dichiarato: «Sono oltremodo contrariato da questa sentenza, che ritengo nefasta per il Brasile […] Ho seguito quel processo da vicino» ha proseguito Trump, tracciando un parallelo con le sue denunce di brogli nelle presidenziali statunitensi del 2020.
Nel collegio giudicante, il solo il giudice Luiz Fux si è pronunciato per l’assoluzione su tutti i capi d’accusa, motivando il suo dissenso con la carenza di elementi probatori a sostegno delle tesi dell’accusa. Il giudice Fux ha argomentato la sua posizione per oltre tredici ore consecutive davanti ai colleghi. Tale presa di posizione – che potrebbe facilitare un futuro ricorso vittorioso di Bolsonaro – ha suscitato reazioni di impazienza tra gli altri giudici della sezione.
«Quando la coerenza e il senso della giustizia prevalgono su vendette e falsità, non v’è spazio per persecuzioni crudeli o sentenze viziate da parzialità», ha commentato online Michelle Bolsonaro, moglie dell’ex presidente. Il dibattimento era iniziato a maggio, dopo che Bolsonaro aveva denunciato pubblicamente delle irregolarità nel sistema di voto elettronico chiedendo il ritorno alle schede cartacee. L’8 gennaio 2023, una folla di persone aveva preso d’assalto sedi nevralgiche del potere a Brasilia, tra cui la Corte suprema, il Congresso e il palazzo presidenziale. Con una nota diffusa sui social, Bolsonaro aveva condannato gli atti di vandalismo, ma allo stesso tempo difeso il diritto a manifestare pacificamente. Ma il fatto che la condanna delle violenze sia arrivata ventiquattro ore dopo l’episodio, ha permesso a molti avversari di accusarlo di risposta tardiva e ambigua. Lula da Silva aveva accusato Bolsonaro di aver istigato l’attacco con i suoi discorsi.
LA REAZIONE DI WASHINGTON
Il ministro degli Esteri Marco Rubio ha assicurato che Washington reagirà con fermezza alla condanna di Jair Bolsonaro. Anche Rubio ha definito la condanna una «caccia alle streghe» e ha annunciato che il governo americano «replicherà di conseguenza», e poi: «Le persecuzioni politiche perpetrate dal già sanzionato violatore di diritti umani Alexandre de Moraes proseguono, dal momento che questi e altri membri della Corte suprema brasiliana hanno emesso una sentenza ingiusta per incarcerare l’ex presidente Jair Bolsonaro» ha dichiarato Rubio su X. In replica, il ministero degli Esteri brasiliano ha accusato il senatore repubblicano di mettere in discussione la sovranità del Brasile e ha detto che la democrazia brasiliana non si lascerà intimidire.
Non è ancora chiaro quali provvedimenti l’amministrazione Trump prenderà nei confronti del Brasile, né la natura delle contromisure. Lo scorso luglio, Donald Trump aveva imposto dazi del cinquanta per cento sulle importazioni brasiliane negli Stati Uniti, per rappresaglia contro il procedimento giudiziario nei confronti di Bolsonaro.