La povertà educativa rappresenta oggi una delle sfide più urgenti per l’Italia, con impatti diretti sulla coesione sociale, sulle prospettive di crescita e sulla competitività futura del sistema-Paese. È quanto emerge dall’anteprima dello Studio Strategico sul contrasto alla povertà educativa, promosso da Teha Group con il contributo di Fondazione CRrte presentato oggi al Forum Teha di Cernobbio da Maria Chiara Carrozza, professore ordinario di Bioingegneria industriale all’Università di Milano Bicocca e advisor scientifico dell’iniziativa. Lo studio evidenzia come nel 2024 quasi un italiano su quattro (23,1 per cento) sia a rischio di povertà ed esclusione sociale – uno dei valori più alti in Europa – con 1,3 milioni di minori già in condizione di povertà assoluta (+47 per cento negli ultimi dieci anni). L’Italia si colloca inoltre agli ultimi posti nell’Ue per quota di giovani laureati e tra i Paesi con più alta incidenza di Neet (15,2 per cento). Nello studio è emerso che l’ascensore sociale del Paese è bloccato: il background socio-economico e culturale delle famiglie condiziona fortemente i percorsi formativi e lavorativi dei giovani.
Il divario Nord-Sud è inoltre tra i più marcati in Europa, con quattro regioni del Mezzogiorno tra le peggiori cinque dell’intera Ue per rischio di esclusione sociale. Inoltre òa povertà educativa blocca la creazione di circa 3,2 milioni di posti di lavoro e amplifica lo skill mismatch: in Italia mancano 2,2 milioni di lavoratori con titolo di studio secondario superiore o terziario. Teha ha stimato che per azzerare questo gap di lavoratori con istruzione secondaria superiore o terziaria basterebbe formare il 20 per cento dei lavoratori meno istruiti. Le competenze digitali risultano insufficienti: solo il 56 per cento dei giovani italiani under-19 ha competenze digitali di base (vs 73 per cento media Ue), a fronte di un mercato del lavoro che già oggi richiede nel 41,5 per cento dei casi competenze digitali avanzate. Secondo le stime di Teha, se l’Italia si allineasse alle migliori pratiche europee in termini di inclusione nella formazione, sarebbe possibile creare fino a 48 miliardi di euro di Pil aggiuntivo e ridurre di circa due milioni il numero di persone in condizione di povertà ed esclusione sociale.
«Contrastare la povertà educativa – ha dichiarato Maria Chiara Carrozza – significa non solo garantire un diritto fondamentale, ma anche investire sul capitale umano e sul futuro del Paese. L’innovazione tecnologica e l’AI-learning rappresentano un’opportunità per colmare i divari, ma serve una strategia nazionale coordinata, sostenuta da riforme, governance integrata e strumenti di monitoraggio chiari». «La povertà educativa non è solo una privazione individuale, ma un limite che condiziona il futuro collettivo. Accompagnare la crescita delle persone significa rafforzare le basi democratiche, economiche e culturali del Paese, perché chi non ha accesso a un’istruzione completa rischia di restare escluso dai nuovi strumenti e dalle competenze anche digitali che plasmeranno il lavoro e la vita collettiva di domani. In questo contesto, la risposta non può che essere corale: istituzioni, comunità, fondazioni e imprese sono chiamate ad agire insieme per trasformare un’emergenza sociale in un investimento sul futuro», ha dichiarato Anna Maria Poggi, Presidente della Fondazione Crt.