“Nicolas Che Paga” è il nuovo Robespierre francese?

di Artemio Romano
5 Settembre 2025 11:37 Aggiornato: 5 Settembre 2025 14:00

Un profilo francese di X, “Nicolas”, ha scatenato un caso nazionale, intercettando le crescenti tensioni generazionali che stanno trasformando la Francia in una polveriera sociale. I cosiddetti “millennial”, una categoria sociale con cui in genere si fa riferimento alle persone nate approssimativamente tra l’inizio degli anni ’80 e la metà degli anni ’90/primi anni 2000 in Francia sono in rivolta. Schiacciati dalla pressione economica e uniti sotto lo slogan “Nicolas paga il conto”, i millenial francesi chiedono alla generazione più agiata dei baby boomer (ossia i nati dopo la Seconda guerra mondiale) di fare di più per risanare il (colossale) debito pubblico francese.
La Francia ha il maggiore deficit – ossia disavanzo annuale – dell’eurozona, e i lavoratori più giovani accusano in modo sempre più feroce la generazione dei genitori di lasciar loro una Francia dal debito pubblico insostenibile (per inciso, si tratta naturalmente di accuse fatte sulla base delle informazioni veicolate dai mass media, considerato che è alquanto “difficile” immaginare che diversi milioni di francesi abbiano tutti una reale conoscenza del funzionamento della macroeconomia, della finanza pubblica e di come funziona il bilancio di una nazione, e che sappiano poi inserire simili conoscenze nel quadro storico degli ultimi settant’anni, probabilmente il più mutevole e complesso nella Storia dell’umanità).

I francesi vanno in pensione relativamente presto e le loro generose pensioni sono indicizzate con l’inflazione, a differenza dei salari con cui sono pagati i millenial (se lavorano). E con l’allungarsi della vita, i pensionati baby boomer sono accusati di mettere a dura prova il sistema pensionistico francese. Problemi che abbiamo anche in Italia.

Il creatore dell’account XNicolasQuiPaie“, che ha “solo” 74 mila follower (almeno per ora), ha dichiarato a Reuters di aver lanciato il movimento per difendere la sua generazione, sostenendo che i politici tendano a privilegiare i pensionati, perché votano in modo più vantaggioso: «Hanno un tale potere di voto che non viene mai chiesto loro alcuno sforzo. Per cui i politici continuano a spremere i lavoratori» ha affermato a Reuters l’attivista, che sceglie di rimanere anonimo. Autodefinitosi un libertario e un “minarchico” (ossia sostenitore del minimo intervento statale), questo singolare influencer dice di provenire da una famiglia della classe media. I suoi “meme” mostrano spesso un logorato “Nicolas” sulla trentina in camicia, che paga per permettere ai settantenni “Bernard e Chantal” di fare “la bella vita”, mentre sorseggiano cocktail sul divano. Non sorprende che Nicolas affermi che gli scontri con gli utenti più anziani sono spesso «molto tesi». E «anche quando sollevi la questione del finanziamento delle pensioni in modo calmo e fattuale – ha detto a Reuters – c’è un’ondata di odio verso i giovani». Questa l’argomentazione del millenial, che probabilmente non si accorge di quanto questo scontro sociale derivi da un clima generale di odio, di cui tutti sono vittime, e sulle cui reali cause tutti dovrebbero riflettere. Non sorprende che “Nicolas” dica di aver ricevuto insulti quali «fannullone», o risposte come «volete imporci l’eutanasia?!».
Ma c’è di più: la sua rappresentazione di “Nicolas” che mantiene un fittizio “Karim” (come è evidente, nome tipicamente nordafricano), gli è valsa accuse di razzismo, xenofobia e, naturalmente, di fascismo. “Nicolas” nega, e spiega che il suo movimento non ha una struttura formale né si sente rappresentato da alcun partito esistente, ma spera di esercitare pressioni sui governi e influenzare i partiti, in vista delle elezioni: «Sta a loro uscire dalla comfort zone e portare soluzioni concrete ai problemi economici e di sicurezza che stiamo attraversando», ha detto sempre a Reuters.

«Noi non abbiamo un problema di boomer: abbiamo un problema di bilancio» si difende parlando a Reuters Patrick Sorel, 67 anni, mentre cammina per le vie di Parigi con la sua baguette sotto il braccio. «Noi abbiamo pagato l’istruzione di “Nicolas” – rintuzza il pensionato – Sono i politici che devono avere il coraggio di chiedere a tutti di contribuire».
Eppure, alcuni politici – compresi diversi boomer in posizioni di potere – hanno mostrato una certa solidarietà per le preoccupazioni di “Nicolas”. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha detto che «ci sarà una rivolta» se ai lavoratori come “Nicolas” sarà chiesto di essere gli unici a contribuire alla riduzione del debito pubblico; il 74enne primo ministro François Bayrou (che peraltro sembra ormai avere i giorni contati) ha recentemente criticato i boomer accusandoli di pensare «che tutto vada bene». Secondo un sondaggio d’opinione Elabe pubblicato giovedì – emblematico di quanto sia ormai spaccata la società francese – una maggioranza di under 35 concorda con Bayrou, mentre l’84% degli over 50 rifiuta questa visione. Bayrou aveva proposto di non indicizzare le pensioni all’inflazione nel bilancio del prossimo anno per contribuire a ridurre il deficit, suscitando una rivolta. Come è ovvio: nessuno può essere d’accordo nel vedersi scippare il proprio potere d’acquisto.

Evidentemente, vi sono altri problemi alla base di questo violento scontro generazionale, che in Italia viviamo in modo molto blando, senz’altro grazie alla tanto vituperata famiglia, cioè grazie ai “trasferimenti” di denaro che i baby boomer fanno ai figli (e ai nipoti) millenial. I problemi reali sono evidenti: eccessiva spesa pubblica e eccessiva inflazione. Due problemi certamente difficili da affrontare. Ma con cause chiarissime. E senza dubbio affrontabilissimi, da nazioni che sono fra le più ricche al mondo. Se solo chi decide li volesse affrontare sul serio.

 

 


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