Carceri, Parodi, Gatta e Petrelli: drammatica la situazione dei suicidi

di Agenzia Nova
24 Agosto 2025 10:23 Aggiornato: 24 Agosto 2025 15:48

L’emergenza dei suicidi in carcere — 56 dall’inizio dell’anno, sette dei quali ad agosto —, indice di inaccettabili condizioni di vita dei detenuti, impone di portare ancora una volta con urgenza alla Vostra attenzione la drammatica situazione di sovraffollamento che contraddistingue la realtà italiana. È quanto si legge in una lettera aperta scritta dal presidente dell’Associazione italiana professori di diritto penale, Gian Luigi Gatta, insieme al presidente Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi, e al presidente Unione camere penali italiane, Francesco Petrelli indirizzata ai presidenti del Senato e della Camera, al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro della Giustizia, e pubblicata dal Corriere della Sera. Si tratta di una palese violazione dei principi costituzionali della dignità umana e della finalità rieducativa della pena, nonché degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese in materia di diritti umani. I dati ufficiali confermano che il numero dei detenuti è di gran lunga superiore alla capienza regolamentare degli istituti penitenziari, evidenziando una realtà indegna di un paese civile, proseguono. «Il rapporto drammatico tra le dimensioni delle celle disponibili e il numero dei detenuti determina conseguenze devastanti sulla salute fisica e psichica di questi ultimi, sul lavoro del personale penitenziario (tre i suicidi quest’anno) e sulla possibilità di intraprendere adeguati percorsi trattamentali» continuano Parodi, Gatta e Petrelli.

Una situazione di ormai «cronica emergenza che mina alle fondamenta la funzione stessa della pena, trasformando la detenzione in una mera afflizione, anziché, secondo la Costituzione, in un percorso volto al reinserimento sociale. Le ricadute negative si estendono all’intera società, compromettendo l’abbattimento della recidiva, e di conseguenza la sicurezza dei cittadini e la coesione sociale. Quali testimoni — aggiungono — nelle nostre rispettive vesti, delle costanti conseguenze drammatiche della condizione carceraria, riteniamo fondamentale riaffermare i principi costituzionali secondo i quali la vita e la dignità di ogni persona, anche di chi ha sbagliato, devono essere tutelate, e le pene, compreso il carcere, devono servire a restituire alla società persone migliori. Auspicando un pronto e concreto intervento, restiamo a disposizione per ogni confronto e contributo, ognuno nel proprio ambito di competenze, che possa condurre alla risoluzione di questa annosa e ormai strutturale problematica», conclude la lettera.


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