La firma del testo congiunto Usa-Ue sui dazi è «una tappa positiva» ma «non un punto di arrivo». Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista al Sole 24 Ore, sottolineando che l’accordo evita una guerra commerciale e apre nuovi spazi di negoziato per l’agroalimentare. «Intanto è un bene che sia stato formalizzato il 15 per cento generale, evitando in questo modo una guerra commerciale. Il 15 per cento per settori come i farmaci e l’auto è positivo visto da dove era iniziato il negoziato», ha detto Tajani. «Di certo non è un punto di arrivo ma di partenza: voglio dire che poteva andare peggio, per ora abbiamo ottenuto il risultato migliore che potevamo conseguire anche se adesso bisogna continuare a battersi per garantire i settori che ancora non siamo riusciti a proteggere». Secondo Tajani, il testo «contiene una clausola che consente di discutere ancora su altri settori e lavoreremo in questo senso con il commissario Sefcovic, che fin qui ha fatto un ottimo lavoro di negoziatore». Tra gli obiettivi, ottenere l’esenzione per vini e alcolici e ulteriori tutele per l’intero settore agroalimentare. «Oltre a miglioramenti per acciaio e alluminio, settore per il quale ricordo che sta emergendo un’alleanza tra Usa e Ue per un’azione comune di salvaguardia che scongiuri effetti di diversione commerciale dalla Cina», ha aggiunto.
Tajani ha poi ribadito l’impegno del governo a sostegno delle imprese: «Andiamo avanti con il piano d’azione per la diversificazione dell’export insieme a Ice, Simest e Sace, con l’obiettivo di crescere in mercati extra Ue alternativi agli Stati Uniti e tenendo sempre vivo l’obiettivo di 700 miliardi di euro di esportazioni entro la fine della legislatura». In merito a eventuali misure compensative: «Siamo pronti a fare tutto quello che serve per sostenere le imprese ma vediamo prima quali saranno i risultati finali e stimiamo quali saranno i reali danni. A ogni modo, al di là di possibili aiuti mirati, dico che un ruolo chiave a sostegno dell’industria europea adesso lo può giocare la Bce». Per il vicepremier, «c’è un problema che pesa molto sulle imprese, ed è il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. Credo che la Bce possa fare molto in questa fase per sostenere l’industria europea. Con l’inflazione ferma al 2 per cento, sono maturi i tempi per abbassare ancora di più i tassi, per arrivare da due a uno e mezzo o a uno, se non a zero». Tajani ha infine proposto di rilanciare misure straordinarie: «La Bce potrebbe anche procedere con una sorta di nuovo ‘Quantitative easing’ acquistando titoli di Stato, come fece durante il Covid. E, sempre in chiave europea, si possono aiutare le imprese nell’accesso al credito portando in via temporanea, con una procedura accelerata, il limite dello strumento ‘Sme supporting factor’ da esposizioni fino a 2,5 milioni di euro a 5 milioni di euro».