Messaggio sibillino di Trump: entro due settimane grossi sviluppi sulla guerra in Ucraina

di Giovanni Donato
23 Agosto 2025 8:26 Aggiornato: 23 Agosto 2025 18:22

Donald Trump ha dichiarato venerdì che concederà a Russia e Ucraina due settimane per avviare i negoziati. In assenza di progressi, deciderà le mosse successive, che saranno sanzioni o dazi contro la Russia. Il presidente degli Stati Uniti, parlando ai giornalisti ha spiegato di voler osservare gli atteggiamenti di entrambe le parti durante quel periodo, prima di stabilire la linea da seguire, spiegando che l’alternativa alla rappresaglia potrebbe essere il non fare nulla e abbandonare il conflitto alla propria sorte.
Trump ha poi sottolineato la sua disapprovazione degli attacchi notturni con cui Putin continua a martoriare la popolazione civile ucraina, e che ultimamente hanno colpito una fabbrica statunitense in Ucraina. «Non mi piace niente di quella guerra. Niente» si è poi sfogato Trump.

La settimana scorsa,  il presidente degli Stati Uniti ha ricevuto Putin in Alaska per mediare di persona col capo del Cremlino la fine della guerra, preparando il terreno per mettere allo stesso tavolo Putin stesso e Zelensky. Ma purtroppo senza molto successo: dopo aver incontrato, tre giorni dopo, Zelensky e i capi di Stato e di governo europei alla Casa Bianca avrebbero dovuto verificarsi prima un bilaterale tra Putin e Zelensky, e poi un trilaterale tra questi ultimi e Trump. Ma, mentre Zelensky – il presidente della nazione aggredita – si è subito detto disponibile a incontrare Putin, il Cremlino ha dimostrato di voler “prendere tempo” (per alcuni, di non volere alcuna pace), e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un’intervista alla Nbc trasmessa ieri, ha affermato che non c’è in agenda alcun vertice, dicendo che «Putin è pronto a incontrare Zelensky quando l’agenda sarà pronta per un vertice», lasciando quindi tutto in sospeso.

Quanto al delicatissimo tema delle “garanzie” di difesa che l’Ucraina chiede a Usa e Ue in vista di possibili nuovi attacchi russi, che Zelensky teme (a ragione) possano arrivare anche dopo un trattato di pace,  Lavrov il 20 agosto ha dichiarato che le proposte europee di inviare, dopo la guerra, una missione di soldati europei in Ucraina quale forza di peacekeeping, equivarrebbero a «un’intervento straniero» inaccettabile per Mosca.
«La Russia non vuole, non ha voluto e non vorrà porre fine alla guerra ora – ha poi commentato Zelensky ai giornalisti – Vuole imporre ultimatum e usarli per ritardare la possibilità di concludere questa guerra». Successivamente, in un post a sorpresa del 21 agosto, Trump ha affermato che l’Ucraina non può vincere la guerra senza lanciare attacchi contro la Russia, criticando la politica di Biden che consentiva a Kiev solo di difendersi e non di attaccare, dando di fatto una “luce verde” ufficiale a Kiev per contrattaccare con tutte le proprie forze l’invasore. Più che alla pace, sembra che ci si stia avvicinando a un’escalation del conflitto in Ucraina. Grazie a chi, è ormai davanti agli occhi del mondo intero.

 


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