La Corte penale internazionale ha dichiarato di «respingere con fermezza» le sanzioni imposte dal governo statunitense il 20 agosto contro quattro dei suoi giudici, invitando l’amministrazione Trump a revocare tali misure. «Queste sanzioni rappresentano un attacco palese all’indipendenza di un’istituzione giudiziaria imparziale, che opera sulla base del mandato conferito da 125 Stati membri provenienti da ogni regione del mondo», ha dichiarato la Corte in una nota ufficiale, che parla di «offesa agli Stati membri della Corte, all’ordine internazionale basato sul diritto e ai milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo».
La reazione è arrivata in risposta alla decisione del ministro degli Esteri statunitense Marco Rubio, che il 20 agosto ha annunciato sanzioni contro i funzionari della Corte, Nicolas Yann Guillou (Francia), Nazhat Shameem Khan (Fiji), Mame Mandiaye Niang (Senegal) e Kimberly Prost (Canada). Le misure sono state adottate in risposta alla decisione della Corte di perseguire dei politici israeliani e per una precedente indagine su funzionari statunitensi. «Gli Stati Uniti sono stati chiari e fermi nel loro rifiuto della politicizzazione della Corte, dell’abuso di potere, del disprezzo per la nostra sovranità nazionale e dell’illegittimo eccesso di competenza giudiziaria», ha dichiarato Rubio. Ha poi invitato i 125 Paesi che ancora sostengono la Corte, «molti dei quali devono la loro libertà ai grandi sacrifici americani» a «resistere alle pretese di questa istituzione ormai screditata».
Nel novembre 2024, i giudici della Corte avevano emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader dell’organizzazione terroristica Hamas, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto a Gaza. Netanyahu e Gallant hanno respinto le accuse formulate dalla Corte. Nel marzo 2020, la Corte aveva avviato un’indagine in Afghanistan che comprendeva possibili crimini commessi da truppe statunitensi, ma dal 2021 ha ridotto l’attenzione sul ruolo degli Stati Uniti, passando a indagare sul governo afghano e delle forze talebane. Gli Stati Uniti, insieme a Russia, Israele e Cina, non riconoscono l’autorità della Corte penale internazionale che – nella misura in cui una nazione la riconosce – ha giurisdizione mondiale su crimini come genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
All’inizio di quest’anno, l’amministrazione Trump aveva già imposto sanzioni contro l’ex procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, che si è dimesso a maggio. Altri giudici del tribunale sono stati colpiti da sanzioni statunitensi nel corso del 2025. Durante il suo primo mandato, il presidente Trump aveva già adottato delle misure contro la Corte, poi revocate da Joe Biden nel 2021.