Gli azionisti di Mediobanca hanno respinto oggi la proposta di acquisizione di Banca Generali, infliggendo un duro colpo ai tentativi della banca d’affari di contrastare un’offerta ostile di Monte dei Paschi di Siena. La vicenda si inserisce in un contesto di profonde trasformazioni nel panorama bancario italiano, dove le aziende cercano di consolidarsi per guadagnare maggiore solidità e competitività. Mediobanca aveva presentato il progetto di acquisizione di Banca Generali come un’alternativa strategica all’operazione con Mps. L’obiettivo era creare il secondo gruppo italiano per importanza nella gestione patrimoniale, un settore che, grazie alle sue valutazioni di mercato più elevate, avrebbe potuto rafforzare il valore complessivo di Mediobanca. A guidare l’opposizione al piano sono stati i due principali azionisti della banca, le famiglie Del Vecchio e Caltagirone, che insieme detengono quasi il 30% del capitale e da tempo sono in contrasto con l’amministratore delegato Alberto Nagel. Le due famiglie, tra l’altro, sono anche tra i principali azionisti privati di Mps e sostengono l’offerta ostile di quest’ultima per acquisire Mediobanca.
L’operazione di Mps, che punta a rilevare Mediobanca, un tempo pilastro del capitalismo italiano e oggi attiva nella gestione patrimoniale, ha ricevuto il sostegno del governo, che è convinto che questa mossa possa rafforzare il settore bancario nazionale unendo l’esperienza di Mediobanca con l’approccio più orientato al retail di Mps.
Ad aprile, Nagel aveva proposto un’operazione da 6,8 miliardi di euro per acquisire Banca Generali, controllata da Generali, la principale compagnia assicurativa italiana, di cui Mediobanca, insieme alle famiglie Del Vecchio e Caltagirone, è tra gli investitori di riferimento.
Dopo il voto, Mediobanca ha annunciato che la proposta di acquisizione di Banca Generali è decaduta. Nagel ha espresso rammarico per l’esito, sottolineando le difficoltà derivanti dalla complessa rete di partecipazioni incrociate che ha influenzato la decisione. «Si tratta chiaramente di un’occasione, per il momento, persa per lo sviluppo della nostra banca e del sistema finanziario italiano» ha dichiarato Nagel, che alla guida di Mediobanca dal 2008, e che ha aggiunto che il risultato è stato condizionato in parte da «azionisti che hanno manifestato un evidente conflitto di interessi nelle loro attività, anteponendo gli interessi legati ad altre realtà italiane a quelli degli azionisti di Mediobanca».
Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, ha preferito non commentare. Tuttavia, una fonte vicina alla holding citata da Reuters ha precisato che «il voto ha espresso preoccupazioni legate alle modalità e ai tempi insoliti dell’operazione, più che alla sua razionalità strategica».
Mediobanca detiene una partecipazione del 13% in Generali, che Nagel intendeva utilizzare come leva per l’acquisizione di Banca Generali. Secondo le normative in materia di offerte pubbliche di acquisto, l’operazione su Banca Generali richiedeva l’approvazione degli azionisti a causa dell’offerta concorrente di Mps, che sarebbe diventata più costosa se Mediobanca avesse completato l’acquisizione. Nel voto di oggi, era rappresentato il 78% del capitale sociale di Mediobanca. Solo il 35% degli azionisti, prevalentemente investitori istituzionali, ha sostenuto l’operazione, mentre il 42% ha votato contro o si è astenuto, inclusi i rappresentanti delle famiglie Caltagirone e Del Vecchio. Di conseguenza, non è stata raggiunta la soglia necessaria del 50% del capitale presente all’assemblea.
Già a giugno Mediobanca aveva rinviato all’ultimo momento il voto degli azionisti, consapevole della mancanza di un sostegno sufficiente per il progetto.