Le forze armate della Corea del Sud hanno respinto oltre 9 mila 200 tentativi di hacking nei primi sei mesi del 2025, in aumento del 45 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo ha reso noto il deputato Yu Yong-weon, del Partito del potere popolare (Ppp, oggi all’opposizione) al termine di una audizione parlamentare a porte chiuse, secondo cui la maggior parte degli attacchi è riconducibile alla Corea del Nord.
Tra gennaio e giugno sono stati registrati 9.193 tentativi di intrusione nei siti ufficiali militari e 69 attraverso email di phishing. Non risultano invece attacchi tramite codici malevoli. L’esercito ha assicurato che «tutti i tentativi sono stati bloccati senza danni». Il numero degli attacchi cibernetici, che nel 2024 era stato di 6.401 nello stesso periodo, ha toccato un massimo storico. «Anche un solo attacco riuscito potrebbe causare danni fatali al sistema di comando e alle informazioni sensibili», ha avvertito Yu, sollecitando esercitazioni regolari, maggiore formazione del personale e una revisione delle leggi per creare una cabina di regia nazionale sotto la supervisione diretta del presidente Lee Jae-myung. In parallelo, sono aumentati anche gli attacchi alle aziende della difesa sudcoreane, passati da 4 nel 2023 a 16 nel 2024, pur con dati incompleti a causa della gestione autonoma dei sistemi da parte dei contraenti.