L’incontro fra Trump e Putin difficilmente produrrà avanzamenti significativi nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina. Questa è l’opinione dominante fra gli analisti. Da mesi Kiev e i suoi alleati occidentali, chiedono una tregua come primo passo verso un accordo di pace. Ma Putin respinge l’ipotesi di un cessate il fuoco provvisorio, ritenendo che offrirebbe a Kiev l’opportunità di riorganizzare le sue truppe stremate e riarmarsi in vista di una ripresa del conflitto. Forte dei recenti successi militari, il Cremlino quindi non fa altro che ribadire i propri diktat per la fine della guerra: il ritiro totale delle forze ucraine dalle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia (tutte conquistate dalla Russia dopo l’invasione del 2022); il blocco delle operazioni militari ucraine e la fine delle forniture delle armi occidentali a Kiev; e infine la garanzia che l’Ucraina non entri mai nella Nato.
Sebbene l’amministrazione Trump abbia lasciato intendere una certa disponibilità a cedere su alcune di queste richieste, Kiev e i suoi sostenitori europei respingono qualsiasi idea di cedere del territorio alla Russia. L’11 agosto Trump ha fornito poche indicazioni sulle sue aspettative per il vertice, definendolo «un incontro esplorativo». In una dichiarazione dell’8 agosto, il presidente americano ha affermato che un’intesa duratura richiederà concessioni territoriali da «entrambe le parti». Ma il giorno successivo Zelensky ha ribadito il rifiuto categorico di cedere «territorio all’invasore», e in un messaggio video ha affermato che qualsiasi decisione presa al vertice senza il consenso di Kiev sarà «nata morta». E l’Unione europea – lungi dal tenere una posizione super partes come invece fanno gli Stati Uniti – è totalmente schierata con Kiev e cita «il diritto intrinseco» dell’Ucraina «di scegliere il proprio destino».
L’11 agosto Trump ha tuttavia ribadito la convinzione che al prossimo vertice si assisterà a «uno scambio di territori», riaffermando che l’Ucraina sta dalla parte della ragione (in quanto nazione invasa) e rassicurando l’Ucraina che cercherà il più possibile di limitare i danni, ma affermando anche che, realisticamente, non ci sarà nessuna pace senza una certa perdita territoriale da parte Ucraina. Resta incerto a quali zone si riferisca esattamente il presidente americano, ma c’è chi ipotizza che l’amministrazione Trump possa considerare sacrificabile la Crimea, che era parte dell’Ucraina fino all’annessione russa nel 2014. In aprile Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina non cederà mai la Crimea alla Russia, e Trump ha risposto definendo tale affermazione «dannosa» per i negoziati di pace. In un post sui social, Trump ha scritto che la Crimea è ormai «persa da anni».
In un’intervista a Abc News, il 10 agosto, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha escluso qualsiasi riconoscimento legale del controllo russo su terre ucraine, aggiungendo però che il controllo «de facto» della Russia su alcuni territori – senza specificare quali – potrebbe far parte di un accordo di cessate il fuoco.
Quanto all’entrata dell’Ucraina nella Nato, l’obiettivo di Putin è la garanzia assoluta che questo non accadrà mai. Poco dopo l’invasione della Russia nel 2022, l’Ucraina ha presentato una richiesta formale di adesione alla Nato, e Zelensky ha chiesto che il processo fosse accelerato. Da allora, il leader ucraino ha partecipato a diversi vertici Nato, nei quali la maggior parte dei membri dell’alleanza ha espresso sostegno alla candidatura di Kiev. Ma va sottolineato che a giugno Zelensky ha partecipato a un vertice della Nato all’Aia, dove, a differenza delle occasioni precedenti, la candidatura dell’Ucraina è stata appena accennata. Ad aprile, il generale statunitense in congedo Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per Russia e Ucraina, ha affermato che l’adesione ucraina alla Nato era «fuori discussione». Trump ritiene che il sostegno statunitense all’adesione ucraina alla Nato sia una delle cause principali del conflitto, perché ha fornito un “valido motivo” (o un pretesto, a seconda dei punti di vista) a Putin per invadere l’Ucraina e fermare l’espansione verso Est della Nato.
L’ultimo dilemma è quanto sia realmente forte la Russia, al di là della sicumera sempre più ostentata da Mosca. La Russia in questa fase sta facendo progressi limitati sul campo di battaglia, e continua a subire forti pressioni economiche, e i suoi introiti energetici sono diminuiti del 20 per cento su base annua nei primi sette mesi del 2025. Per cui, venerdì Trump potrebbe offrire a Putin un alleggerimento delle sanzioni in cambio di concessioni in altri ambiti. Ma probabilmente Mosca si sente “al sicuro” sul piano economico grazie all’Alleanza senza limiti, stretta col regime cinese tre anni e mezzo fa, in corrispondenza dell’invasione dell’Ucraina. In conclusione, la partita è aperta. E Donald Trump, il grande negoziatore, sta affrontando quella che probabilmente è la più difficile trattativa della sua vita.