Armenia e Azerbaigian firmano la pace grazie a Donald Trump

di Redazione ETI/Adam Morrow
9 Agosto 2025 15:54 Aggiornato: 9 Agosto 2025 16:24

L’8 agosto, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accolto alla Casa Bianca i leader di Armenia e Azerbaigian, che hanno siglato dichiarazioni congiunte per porre fine a decenni di ostilità e promuovere un corridoio di transito nel Caucaso meridionale, denominato “Corridoio Trump per la pace e la prosperità internazionale”. Il tracciato attraverserà il sud dell’Armenia, vicino al confine iraniano.

Dagli anni precedenti al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, Armenia e Azerbaigian, due nazioni del Caucaso meridionale, sono state divise da una rivalità profonda. Gli azeri, di etnia turcica e musulmani sciiti, si oppongono agli armeni, cristiani di origine indo-europea. Al centro della disputa, il Nagorno-Karabakh, o Artsakh in armeno, una regione montuosa internazionalmente riconosciuta come parte dell’Azerbaigian ma a lungo abitata da armeni. Tra il 1988 e il 1994, l’Armenia ha conquistato la regione, espellendo gli azeri con il sostegno turco. Nel 2020, l’Azerbaigian, appoggiato da Ankara, ha riconquistato gran parte del territorio in una guerra di sei settimane, conclusa con un cessate il fuoco mediato da Mosca, che considera il Caucaso un’area strategica. Nel 2023, un’offensiva azera di 24 ore ha completato la riconquista, spingendo migliaia di armeni a rifugiarsi in Armenia. Da allora, i due Paesi lavorano a un accordo per definire il confine di circa mille chilometri e porre fine alle ostilità. A marzo, un testo condiviso è stato annunciato, ma Baku insiste sulla modifica della Costituzione armena, che menziona l’unificazione con il Nagorno-Karabakh.

Storicamente, Armenia e Azerbaigian hanno mantenuto rapporti positivi con la Russia, che confina con l’Azerbaigian per 193 chilometri e ha mediato tra le due nazioni. Entrambe aderiscono alla Comunità degli Stati indipendenti, un blocco guidato da Mosca. L’Armenia partecipa all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Otsc), ospita una base russa a Gyumri e appartiene all’Unione economica eurasiatica (Uee), con intensi scambi commerciali. L’Azerbaigian, invece, non fa parte di Otsc né Uee, ma nel 2022 ha siglato un’intesa politico-militare con Mosca, definita dal presidente Ilham Aliyev un’alleanza strategica, secondo l’Azerbaijan State News Agency.

Recentemente, entrambi i Paesi hanno mostrato segnali di distacco dalla Russia. Nel 2024, Yerevan ha sospeso la partecipazione all’Otsc, accusando l’alleanza di non averla sostenuta nel 2023. A gennaio, ha firmato un partenariato strategico con Washington, considerato cruciale per affrontare le complessità geopolitiche. A marzo, il parlamento armeno ha aperto la strada a una possibile adesione all’Unione europea, mossa criticata da Mosca come incompatibile con l’Uee. Queste scelte hanno alimentato proteste interne contro il primo ministro Nikol Pashinyan, accusato di concessioni territoriali e di un’eccessiva apertura all’Occidente. A giugno 2024, un arcivescovo cristiano ha guidato manifestazioni per chiederne le dimissioni, e il mese scorso è stato arrestato per presunto complotto, suscitando le proteste della Chiesa apostolica armena. Pashinyan, il cui consenso è in calo dal 2018, affronterà elezioni parlamentari difficili nel 2026.

Anche i rapporti tra Azerbaigian e Russia si sono deteriorati. Nel dicembre 2024, un aereo azero si è schiantato in Kazakistan, uccidendo 38 persone. Baku attribuisce l’incidente a un fuoco antiaereo russo, ma Mosca, pur esprimendo rammarico, non ha ammesso responsabilità. Le tensioni sono cresciute con l’arresto di cittadini russi a Baku, tra cui due giornalisti di Sputnik, interpretato come ritorsione per la morte di due azeri in custodia in Russia. L’Azerbaigian ha cancellato eventi culturali russi e non ha partecipato al Consiglio economico della Comunità degli Stati indipendenti a Mosca il 18 luglio, mentre Aliyev ha ribadito la richiesta di chiarimenti sull’incidente aereo e ha espresso sostegno all’Ucraina contro l’occupazione.

Da cinque anni, Turchia e Azerbaigian propongono un corridoio attraverso la provincia armena di Syunik per collegare l’Azerbaigian al Nakhchivan, rafforzando l’influenza turca verso il Mar Caspio. A luglio, l’ambasciatore statunitense in Turchia, Thomas Barrack, ha suggerito un affitto centenario del tracciato da parte di Washington, con benefici condivisi. Pashinyan ha confermato l’ipotesi di un progetto armeno-americano. La proposta, che interessa il confine con l’Iran, ha suscitato critiche da Teheran, che teme un isolamento dal Caucaso, e da Mosca, che accusa l’Occidente di cercare un punto d’appoggio per alimentare tensioni geopolitiche.


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