Netanyahu vince: ok dal governo israeliano per l’occupazione di Gaza

di redazione eti
8 Agosto 2025 8:56 Aggiornato: 8 Agosto 2025 21:39

Il Gabinetto di Sicurezza israeliano ha approvato il piano di occupazione dell’intera Striscia di Gaza: «Le forze armate si prepareranno a prendere il controllo della città di Gaza, fornendo al contempo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento». Lo ha dichiarato l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un comunicato diffuso al termine della riunione. In una dichiarazione rilasciata poco prima delle 5 del mattino (ora di Gerusalemme) di oggi, venerdì 8 agosto, si afferma che «il Gabinetto politico-di sicurezza ha approvato la proposta del Primo Ministro per sconfiggere Hamas. Le Idf si prepareranno a prendere il controllo di Gaza City, fornendo al contempo aiuti umanitari alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento». La maggioranza assoluta dei ministri del governo israeliano ha quindi ritenuto che il piano alternativo di accerchiamento/assedio dall’esterno della Striscia – presentato dal capo di stato maggiore delle forze armate, generale Eyal Zamir – non avrebbe portato «né alla sconfitta di Hamas né al ritorno degli ostaggi».
Netanyahu ha precisato da diversi giorni ulteriori dettagli del piano, spiegando che Israele intende assumere il pieno controllo militare sulla Striscia di Gaza, con l’obiettivo di trasferire in seguito l’autorità a una forza di sicurezza locale in grado di governare il territorio in modo efficace, senza alcuna influenza di Hamas. In un’intervista rilasciata a Fox News il 7 agosto, Netanyahu aveva confermato che Israele mira ad assumere il controllo dell’intera enclave costiera (che è lunga circa 42 chilometri) innanzitutto per eliminare completamente Hamas e passare poi il governo di Gaza ad autorità civili pacifiche, dicendo: «Vogliamo liberare noi stessi e il popolo di Gaza dal terribile terrore di Hamas».

Sin dall’inizio del conflitto a Gaza, scatenato in reazione al terribile attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023, Netanyahu ha ribadito che l’obiettivo di Israele è annientare totalmente Hamas, liberare gli ostaggi rapiti dal territorio israeliano e assicurare che Gaza non ospiti mai più organizzazioni come Hamas.
Finora, sono rimasti uccisi oltre 700 civili e circa 380 militari israeliani, dopo che il 7 ottobre Hamas aveva rapito circa 250 persone. Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, sostiene che siano oltre 60 mila le vittime palestinesi nella Striscia. Il dato non distingue tra combattenti e civili e include alcuni decessi per cause naturali. Questo giornale non è in grado di verificare questi numeri, e Israele non fornisce cifre ufficiali sulle vittime a Gaza. È inoltre necessario precisare che la distinzione tra “civili” e “militari” a Gaza è estremamente difficile: secondo fonti dirette di questo giornale, potenzialmente ogni abitante di Gaza (persino «un ragazzino di 14 anni») potrebbe essere un miliziano, o comunque un “irregolare”, capace in qualunque momento di imbracciare un’arma e sparare contro i militari israeliani. Come è facile immaginare, il livello di odio reciproco raggiunto dalle due fazioni (arabi ed ebrei), dopo decenni di conflitti, è ai massimi livelli.

In ogni caso, la politica deve andare avanti: la scorsa settimana, durante una conferenza delle Nazioni Unite a New York, rappresentanti di 17 Paesi dell’Unione europea e della Lega araba hanno sottoscritto una dichiarazione che condanna Hamas e sostiene la creazione di uno Stato palestinese: «Gaza è parte integrante di uno Stato palestinese e deve essere unificata con la Cisgiordania. Non deve esserci occupazione, assedio, riduzione territoriale o sfollamento forzato» si legge nella dichiarazione «il governo, l’applicazione della legge e la sicurezza in tutto il territorio palestinese devono essere di esclusiva competenza dell’Autorità palestinese, con un adeguato sostegno internazionale».

Ma Israele respinge la soluzione a “due Stati”: «al mondo ci sono quelli che combattono i terroristi e gli estremisti, e quelli che chiudono un occhio o ricorrono all’appeasement» ha dichiarato l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon in risposta alla conferenza tenuta all’Onu; gli Stati Uniti hanno boicottato l’incontro: la portavoce del Ministero degli Esteri, Tammy Bruce il 28 luglio lo ha definito «improduttivo e intempestivo». Dall’altra parte, funzionari delle Nazioni Unite si sono opposti all’allargamento delle operazioni militari israeliane a Gaza, parlando di «conseguenze catastrofiche per milioni di palestinesi» e di ulteriore pericolo per la vita degli ostaggi israeliani. Il presidente degli Stati Uniti ha affermato che le decisioni sulle operazioni militari israeliane a Gaza sono una questione di competenza del governo israeliano.


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